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Gennaio 26, 2017

Quale futuro per il Curriculum Vitae? L’opinione dei recruiter

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Il mondo delle risorse umane è estremamente dinamico. Eppure, c’è qualcosa che è rimasto pressoché invariato negli ultimi decenni.

Stiamo parlando del curriculum vitae, lo strumento chiave nel recruiting sia per i candidati che per i selezionatori.

Ma in questi anni in cui il mercato del recruiting e delle tecnologie a esso legate è in grande fibrillazione è legittimo chiedersi se il CV tradizionale sia ancora un elemento imprescindibile e quale sarà il suo futuro.

Conserva e conserverà la sua importanza, o sarà soppiantato a breve da forme più creative o da nuovi strumenti?

Una risposta inequivocabile ce la fornisce un articolo del Recruiting Times dal titolo “CVs do still have a place in recruitment, say recruiters”.

L’articolo presenta una serie di dati frutto del sondaggio condotto dal job site CV Library su più di 900 professionisti della ricerca e selezione del Regno Unito. Realizzato in un mercato del lavoro diverso dal nostro, il sondaggio presenta risultati netti e con tutta probabilità assimilabili a quelli che si otterrebbero nel nostro.

Da segnalare, in particolare, come:

  • Il 98,5% dei recruiter intervistati pensi che il CV tradizionale abbia ancora un ruolo importante nel processo di recruiting odierno.
  • L’84,2% ritenga che i curricula saranno ancora rilevanti tra 10 anni.
  • Per il 75,5% le forme di curriculum vitae “non convenzionali” non diventeranno una pratica comune.
  • Il 61,9% preveda che in futuro i siti di networking professionale saranno più importanti del CV.

Per gli addetti ai lavori il curriculum tradizionale sembra quindi destinato a tenerci compagnia ancora a lungo, seppur con qualche cambiamento.


L’opinione dei recruiter italiani sul futuro dei CV


Ma cosa ne pensano gli specialisti italiani del presente e del futuro del curriculum vitae?

Abbiamo interpellato 8 professionisti del recruiting, a cui abbiamo posto la stessa domanda:

“Un sondaggio condotto nel Regno Unito ha evidenziato come per la maggioranza dei recruiter il curriculum vitae, oggi ritenuto fondamentale, sarà ancora importante tra dieci anni. Qual è la sua opinione sul presente e sul futuro del CV? Quali alternative vede a questo strumento?”

Ecco le loro risposte, in rigoroso ordine alfabetico.


Silvia Bernardi, Recruitment Specialist and Italian Personnel Account presso QJOB:

Credo che al CV oggi non venga data la giusta importanza; troppe persone, quando si candidano alle nostre offerte di lavoro, omettono dati, trascurano l’ortografia, ma soprattutto non fanno nulla per mettere in luce chi sono veramente. Dubito che si potrà fare a meno del CV in futuro, perché rimarrà comunque il primo biglietto da visita con cui approcciarsi alle aziende che ricercano personale. Certamente non sarà possibile considerare il CV come unica opzione: un buon profilo LinkedIn, ad esempio, non dovrebbe mai mancare perché capita sempre più spesso che i recruiters vadano in cerca attivamente dei profili più interessanti in modo da ridurre le tempistiche della selezione.
Da qui dunque si rinnova il mio parere, il CV non può essere eliminato, soprattutto nel caso in cui ci si candidi attivamente; tutt’al più vanno riconsiderati i contenuti che si inseriscono nel proprio profilo: informazioni chiare e complete, capaci di interessare il lettore grazie all’evidenziazione di competenze anche trasversali, attitudini, capacità acquisite, oltre a ambizioni e passioni.
Non sono convinta dell’utilità del video-CV invece, perché potrebbe risultare molto artificiale per tutte le persone poco avvezze all’uso della tecnologia e impedirebbe al selezionatore di cercare autonomamente le informazioni che gli servono.

Federico Bresciani, Recruiter presso Lyreco Italia Srl:

Ritengo pure io che il CV continuerà ad essere importante anche in futuro in quanto resta pur sempre il principale biglietto da visita per quanto riguarda la ricerca di lavoro.
Semmai me lo immagino più sintetico, con meno parole, basato sulle logiche dell’infografica e contenente alcuni link a materiale multimediale di approfondimento.

Maria De Vita, HR Business Partner presso MConsulting:

In MConsulting riceviamo centinaia di CV quotidianamente e il numero aumenta giornalmente. Aumenta però anche il numero di CV da NON poter tenere in considerazione: mancanza dei recapiti, mancanza dell’autorizzazione privacy, mancanza di affinità con la ricerca in attivo.
Questo per noi è sinonimo di poca attenzione, sappiamo che chi cerca lavoro invia circa 10 candidature al dì ma inviare il proprio CV indirizzandolo a qualche altra società non va bene.
Penso che il CV sia il biglietto da visita di ogni candidato e deve trasmettere chiarezza, deve fornire i dati chiave per poterlo contattare, deve trasmettere precisione e professionalità. Il CV è il primo contatto e deve continuare ad esserlo per permetterci di lavorare con ottimi risultati.
Penso però che il CV come lo intendiamo noi verrà presto sostituito da link ai social (LinkedIn per lo più) o dai videoCV che potrebbero diventare il futuro del mondo del lavoro.

Sara Lombardi, HR Manager presso One4 srl:

Concordo anche se parzialmente con il sondaggio citato. Nella mia esperienza quotidiana noto sempre più che alcune informazioni fondamentali relative alle competenze di un candidato precedono l’invio del suo CV grazie all’uso dei social network che i recruiter fanno (primo tra tutti LinkedIn).
Penso che in futuro la stesura del CV classico come lo intendiamo ora servirà principalmente per conoscere, oltre chiaramente ai dati personali non diffusi in rete, il modo in cui un candidato sceglie di organizzare le informazioni professionali che lo riguardano.
Per un HR analizzare come il candidato ha deciso di elaborare il suo documento ufficiale di presentazione resterà sempre fondamentale ma a differenza del passato avrà già una idea di massima delle competenze del CV che sta per ricevere.

Anna Romano, HR/Scientific Recruiter presso Kelly Scientific Resources:

Confermo che in un mercato ancora “tradizionale” come quello italiano, il curriculum resta ancora un documento importante, più che altro come approfondimento delle esperienze e della formazione.
Quello che però abbiamo visto negli ultimi anni è la tendenza del recruiting a spostare l’attenzione sempre di più verso i profili social. Mi riferisco a LinkedIn in particolare, spesso più efficace di una candidatura diretta. Popolare il proprio profilo equivale ad avere un curriculum online sempre aggiornato ed essere attivi nei gruppi o nella rete rappresenta un modo per avere sempre un occhio al mercato del lavoro. Quando noi recruiters “agganciamo” un profilo è perché è interessante ma anche curato nei dettagli, ogni volta però andiamo a chiedere il curriculum vitae al candidato per un ulteriore approfondimento.
Per tanto concludo dicendo che sì il curriculum resta un’importante carta d’identità da aggiornare e curare e che va a braccetto con la propria web reputation che invece rappresenta di fatto il nostro biglietto da visita.

Sara Rossi, Responsabile Servizi Outplacement presso Setter srl:

Oggi quando penso al CV, vedo uno strumento statico e privo di elementi essenziali in una selezione e legati a personalità, passioni, ambizioni. Tutti elementi da verificare in un colloquio e che rallentano l’attività di selezione. Nonostante ciò, ritengo che il CV rappresenti e rappresenterà ancora uno strumento indispensabile per affrontare il mercato del lavoro. Il ruolo del CV, oggi, rimane quello di dare una prima idea all’azienda della propria professionalità e competenza, permettendo l’incontro con il selezionatore.
L’evoluzione e il continuo cambiamento del mercato del lavoro portano ad un inevitabile trasformazione anche dello strumento. Saremo sempre meno abituati a formati standard, elenchi di mansioni e conoscenze sterili e ci avvieremo verso uno strumento dinamico, digitale, social e interattivo, più adatto alle moderne richieste delle aziende. Più che scrivere di competenze, parleremo di idee, progetti, iniziative e visione d’insieme.
Più che alternativa allo strumento in sé, vedo alternative al modo di porsi sul mercato, di selezionare ed essere selezionati e di conseguenza di rappresentare la propria professionalità. In un mercato dove le parole d’ordine diventano velocità, dinamicità e innovazione continua, servono strumenti immediati e contatti rapidi tra candidati e aziende.

Luca Sartelli, Talent Development & Employer Branding presso CIR food:

Già oggi in un mondo “iper” connesso il CV è per me un semplice “contenitore di informazioni” che non offre però un valore aggiunto rispetto al job title e all’ultima esperienza, spesso individuabile da LinkedIn o da network. Una volta individuato il candidato ideale, allora mi faccio inviare il CV e mai viceversa. Questo vale sia per i senior ma anche, volendo, per gli junior.
Credo che tra dieci anni quindi varrà di più la presenza nei network che non la candidatura tramite CV. Questo perché sarà altresì auspicabile e secondo me indispensabile un costo via via minore dei profili recruiting di LinkedIn in capo alle aziende.

Nicoletta Zanetti, titolare con tre socie della società di selezione Talent’s Angels:

Il curriculum vitae non è ancora destinato a morire. Rimane uno strumento utile per la selezione, anche se, con le nuove tecnologie, si sta man mano trasformando. Il CV classico continuerà a convivere con i profili digitali ancora per parecchio tempo. La sua scomparsa è direttamente proporzionale con l’evoluzione delle aziende. Non tutte le società sono strutturate adeguatamente nell’area risorse umane per ricercare i profili nei social network. Quindi il curriculum vitae continuerà ad essere inviato ai Responsabili del Personale, o allegato nella pagina opportunità di lavoro dei siti aziendali o delle società di selezione per almeno un decennio. Nelle imprese più piccole, invece, si continua a portare il CV a mano.
Il curriculum vitae è il biglietto da visita del candidato. Se scritto in modo efficace rappresenta l’integrazione tra percorsi formativi, competenze ed esperienze professionali maturate e può diventare il “cavallo di Troia” per ottenere un colloquio di lavoro in azienda.
Per il presente, il mio consiglio ai candidati è quello di continuare ad inviare i curriculum in risposta agli annunci in linea, dopo averli personalizzati, e nel contempo predisporre il proprio profilo nei social network per essere più visibili.

Conclusione

I recruiter italiani e inglesi sembrano concordare: il curriculum vitae non è ancora pronto ad andare in pensione.

Ce lo confermano, tra gli altri dati già analizzati, gli oltre 8 milioni di CV che i nostri clienti gestiscono attraverso Altamira Recruiting. Una fetta considerevole del mondo del lavoro italiano in cerca di occupazione attraverso il caro, vecchio curriculum vitae.

E tu, quale pensi che sia il presente e il futuro del curriculum vitae? Contribuisci alla discussione lasciando un commento.




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