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Febbraio 1, 2024

Corporate Social Responsibility: per un business etico e sostenibile

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La Corporate social responsibility (CSR), detta anche Responsabilità sociale d’impresa (RSI), è diventata un elemento cruciale per le aziende nel contesto attuale. Infatti, la sostenibilità e l’etica giocano un ruolo sempre più importante nella percezione del pubblico e nel successo a lungo termine delle imprese. In questo articolo, esploreremo cosa significa veramente la CSR, perché è importante e come le aziende possono integrarla con successo nella propria strategia aziendale.



Definizione

Secondo il Business Dictionary la corporate social responsibility consiste nell’idea che un’azienda debba svolgere un ruolo positivo nella comunità e considerare l’impatto ambientale e sociale delle decisioni aziendali. Quindi, consiste in una sorta di cittadinanza che imprese, organizzazioni complesse ed enti a scopo di lucro possono adottare.

Una definizione ufficiale arriva nel 2001 da parte della Commissione Europea: “l’integrazione su base volontaria, da parte delle imprese, delle preoccupazioni sociali e ambientali nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate”. Dieci anni dopo, ne parla in termini di “responsabilità delle imprese per il loro impatto sulla società”.

Di conseguenza, possiamo considerarla come quell’insieme di pratiche, comportamenti e politiche attuate da un’azienda che generano un impatto positivo sulla collettività. La responsabilità sociale d’impresa implica l’assunzione di un impegno da parte delle organizzazioni a condurre le proprie attività in maniera etica, sostenibile e responsabile nei confronti della società, dell’ambiente e delle parti interessate. Questo impegno va oltre la mera conformità alle leggi e alle normative, comportando un contributo positivo alla comunità e all’ambiente in cui l’azienda opera.

Pur essendo una responsabilità volontaria (eccetto alcuni casi che vedremo più avanti), la CSR è diventata indispensabile all’interno di una strategia di business. Infatti, le persone sono sempre più attente alla sostenibilità e alle conseguenze – economiche e sociali – delle azioni aziendali. Scegliere di attuare una valida politica di corporate social responsibility significa ottenere numerosi vantaggi anche per l’impresa stessa.

Le attività che possono essere svolte implicano possibili collaborazioni con tutti gli stakeholder. Non solo i clienti, i dipendenti, gli azionisti, i fornitori, ma anche la comunità di riferimento e i cittadini. È evidente un ampliamento degli orizzonti di relazione che l’azienda ha con l’esterno.

In un mercato globale il concetto di stakeholder è anch’esso di portata mondiale. Tuttavia, anche operando in aree delimitate (come Paese o regione), rimane certa l’importanza di curare la propria reputazione agli occhi dei cittadini. Un’impellenza sempre più forte, data anche dalla maggiore consapevolezza e sensibilità sui temi della sostenibilità (economica e ambientale) nelle scelte di consumo.



Quando nasce il concetto e i suoi sviluppi

Il concetto di corporate social responsibility è stato definito per la prima volta dall’economista statunitense Howard Rothmann Bowen. Nel suo libro “Social Responsibility of Businessman” – scritto nel 1953 – l’autore si interroga sulle responsabilità che chi dirige un’impresa dovrebbe avere nei confronti della società. Bowen sosteneva che la responsabilità sociale d’impresa implica per gli imprenditori l’obbligo di adottare politiche e prendere decisioni non solo in linea con gli obiettivi economici, ma anche coerenti con il contesto sociale in cui l’azienda opera.

Dato che le attività di un’impresa hanno un impatto significativo sulla comunità, questa non può esimersi dai suoi doveri sociali.

Nel corso degli anni sono state elaborate varie formulazioni e teorie attorno al concetto. Tra le più rilevanti – e oggi maggiormente in uso – si distingue la Piramide della CSR, proposta da Archie B. Carrol nel 1991. La visione classica di Milton Friedman, che identifica il fine primario di un’impresa nella generazione di profitto, viene ribaltata. Nonostante il profitto rimanga alla base della piramide, in ottica di sostegno stabile e duraturo, lo scopo ultimo diventa la condivisione del valore generato dall’azienda con la società, con i singoli, ma anche con l’ambiente. I quattro livelli della piramide sono:

      1. Responsabilità sociale economica. Come anticipato, il fondamento della piramide rappresenta il primo aspetto cruciale per sviluppare una strategia di CSR a lungo termine. Affinché le imprese possano generare valore per gli stakeholder devono prima di tutto garantire la propria redditività. Per raggiungere tale obiettivo, è essenziale offrire un trattamento equo a dipendenti, fornitori e clienti, oltre che adottare pratiche sostenibili.
      2. Responsabilità sociale legale. Il secondo gradino implica il rispetto delle normative nazionali e internazionali e l’aderenza alle buone pratiche del settore. Inoltre, è indispensabile conformarsi ai criteri che tutelano la salute e la sicurezza lungo l’intera filiera produttiva.
      3. Responsabilità sociale etica. Se si vuole abbracciare una politica di responsabilità sociale d’impresa non ci si può fermare al rispetto delle leggi. Piuttosto, l’obiettivo è quello di perseguire ciò che è giusto. L’etica e i valori aziendali fungono da guida costante nell’orientare l’azienda durante tutte le sue attività quotidiane.
      4. Responsabilità sociale filantropica. In cima alla piramide troviamo le azioni concrete di CSR, rappresentate da iniziative mirate esplicitamente al miglioramento della società e alla tutela dell’ambiente. Si tratta quindi delle azioni che consentono di restituire a tutti gli stakeholder il valore generato dal business. Tuttavia, queste iniziative hanno un carattere volontario.

Quando propose la sua teoria, Carroll faceva riferimento per lo più ad attività quali donazioni e volontariato aziendale. Oggi, la corporate social responsibility si estende ben oltre le tradizionali pratiche. Include ogni aspetto della vita aziendale, compresi temi cruciali come il clima lavorativo, la parità di genere e la diversity. Un concetto così ampio tiene in considerazione sia ciò che avviene all’interno che all’esterno dell’azienda, proiettando lo sguardo oltre il breve termine e riflettendo sul futuro, con particolare attenzione a cosa verrà ereditato dalle generazioni successive.

Attualmente, l’attenzione non è solo sulla responsabilità a livello sociale, ma anche su temi ambientali e di governance, dando forma all’approccio noto come ESG (Environmental, Social, and Corporate Governance).

La CSR è diventata una questione di vitale importanza, specialmente se si considerano le sfide ambientali come il riscaldamento globale. Inoltre, la reputazione aziendale viene sempre più posta al centro in una società altamente connessa tramite social e orientata al sociale.



Comportamenti e attività di un’azienda in ottica di CSR

Le imprese che perseguono comportamenti socialmente responsabili possono prima di tutto apportare correzioni alle loro pratiche attraverso uno stakeholder engagement mirato al vantaggio reciproco. L’obiettivo è creare relazioni basate sulla fiducia, sulla trasparenza e sulla continuità. I comportamenti responsabili devono, di conseguenza, estendersi anche alla gestione delle risorse umane.

In questo ambito rientrano l’attenzione ai diritti dei lavoratori, alla sicurezza sul lavoro, al benessere e all’inclusività. Queste pratiche sono fondamentali poiché influenzano la percezione sia interna che esterna, contribuendo alla costruzione di un’immagine positiva a tutto tondo.

Infatti, possiamo dividere le attività di CSR in due categorie.

La responsabilità interna riguarda tutte quelle iniziative che permettono di portare quest’impegno nella vita aziendale e farlo vivere ai dipendenti. In questo modo loro stessi possano contribuire e far parte degli obiettivi valoriali che l’organizzazione si è prefissata.

La responsabilità esterna amplia le pratiche volte alla condivisione valoriale a tutti gli altri stakeholder e alle comunità locali.

Entrambe le dimensioni sono rilevanti ed essenziali per una comunicazione e una messa in atto della CSR coerenti. Alcune attività sono:

  • Volontariato aziendale: coinvolgere i dipendenti in questo tipo di iniziative per apportare un contributo alla comunità locale o sostenere cause sociali.
  • Sponsorizzazioni e donazioni: supportare organizzazioni no-profit, eventi culturali o iniziative sociali attraverso sponsorizzazioni finanziarie/logistiche o donazioni di beni/servizi.
  • Progetti ambientali: implementare politiche e pratiche orientate alla sostenibilità ambientale (riducendo l’impatto ambientale) come il riciclaggio, la riduzione dei rifiuti e l’efficienza energetica.
  • Trasparenza e rendicontazione: fornire informazioni trasparenti sulla CSR aziendale, inclusi report periodici che dettagliano le azioni intraprese e gli impatti ottenuti.
  • Educazione e formazione: promuovere programmi educativi e di formazione su tematiche emergenti, come la digitalizzazione e la sostenibilità, sia per i propri dipendenti che per persone appartenenti a specifiche categorie.
  • Politiche di benessere dei dipendenti: implementare programmi di benessere che includono servizi sanitari, supporto psicologico, iniziative di fitness e flessibilità lavorativa che migliorano la qualità della vita delle persone e il work-life balance.
  • Parità di genere e DEI (diversity, equity and inclusion): favorire un ambiente di lavoro inclusivo promuovendo la parità di genere, la diversità, l’equità e l’inclusione in ottica di rispetto e di uguaglianza di opportunità.
  • Iniziative sociali e culturali: organizzare eventi aziendali che promuovano la coesione tra dipendenti, come cene, attività sociali e iniziative culturali.


I vantaggi di una strategia di Corporate Social Responsibility

La corporate social responsibility offre una serie di vantaggi per le aziende che decidono di adottare pratiche socialmente responsabili. I benefici sono ampi e riguardano diverse sfere del mondo dell’impresa.

Nell’ottica dei dipendenti

Il panorama lavorativo ha subito significative trasformazioni e le aspettative dei dipendenti nei confronti delle proprie aziende sono notevolmente mutate rispetto a pochi anni fa. In particolare, i Millennials e ancor di più la Generazione Z tendono a valutare positivamente un maggiore coinvolgimento del marchio per il quale lavorano nelle questioni che considerano fondamentali.

Infatti, i dipendenti sono spesso più propensi a lavorare per aziende che dimostrano un impegno sociale. La CSR può contribuire alla soddisfazione dei dipendenti e alla loro permanenza nell’azienda: in questo modo si mantiene un team motivato e impegnato, offrendo ai dipendenti un ambiente di lavoro più in linea con i valori ritenuti oggi importanti dai più.

Secondo quanto emerso dall’Employer Brand Research 2023, più della metà dei dipendenti (54%) reputa importante che l’azienda in cui si lavora promuova attivamente l’equità, la diversità e l’inclusione. Il 12% dei partecipanti alla ricerca preferirebbe rimanere senza lavoro piuttosto che accettare un’opportunità in un’azienda che non rispecchia i propri valori.


Nell’ottica dei candidati

In un contesto in cui la guerra dei talenti è sempre più accesa, la CSR emerge come un elemento distintivo nel processo di employer branding (che culmina appunto nelle iniziative volte all’engagement e alla retention). Le aziende che dimostrano un impegno autentico nei confronti della responsabilità sociale attirano candidati motivati e con lo stesso asset valoriale, desiderosi di contribuire a un impatto positivo nella società attraverso il loro lavoro.

Il legame tra CSR ed employer branding emerge anche da diverse ricerche. Tra queste, i risultati del Randstad Workmonitor mostrano come il 35% dei lavoratori italiani rifiuterebbe un’opportunità lavorativa presso un’azienda che non condivide i valori legati a questioni sociali e ambientali.


Nell’ottica dei clienti

In generale, nel corso degli anni, le iniziative di responsabilità sociale sono diventate un elemento cruciale per il posizionamento dei brand. Sfruttandole, molte aziende hanno ottenuto un vantaggio competitivo all’interno dei rispettivi mercati di riferimento. Oggi i consumatori, durante il processo d’acquisto, prestano sempre più attenzione a fattori che vanno oltre il prezzo, la qualità e l’utilità del prodotto, focalizzandosi su aspetti culturali ed etici del consumo. Infatti, molti preferiscono acquistare un prodotto che apporti benefici all’ambiente o alla società, anche a fronte di un costo leggermente superiore.

Le aziende che adottano la CSR possono attrarre e mantenere clienti fedeli, in particolare coloro che condividono gli stessi valori.


Nell’ottica di fornitori, partner, investitori e finanziatori

Non meno strategico è il beneficio che la responsabilità sociale d’impresa offre in termini di visibilità. Un ottimo storytelling aziendale consente di far emergere l’azienda per il suo impegno pubblico, risultando in questo modo attraente per possibili investitori e per gli attori della filiera, che possono anche loro ottenere benefici in termini di immagine attraverso le collaborazioni.

Sviluppare relazioni di questo tipo può portare a partnership più solide non solo favorendo maggiori e/o migliori collaborazioni. Infatti, le aziende che dimostrano un forte impegno nella CSR possono avere più possibilità di accedere a finanziamenti e investimenti sostenibili. Investitori e istituzioni finanziarie mostrano spesso una preferenza per aziende che dimostrano un impegno sociale ed ambientale, aprendo le porte a finanziamenti agevolati e agevolazioni fiscali.

Come naturale conseguenza, tutto questo si traduce in nuove opportunità di business. In quest’ottica, la CSR può stimolare l’innovazione, incoraggiando le aziende a sviluppare soluzioni sostenibili e a integrare pratiche socialmente responsabili nella loro attività.


In termini di reputazione

La corporate social responsibility è centrale per la costruzione e il mantenimento di una reputazione aziendale solida. Le aziende socialmente responsabili non solo godono di una migliore percezione da parte dei consumatori, ma sono anche più resilienti di fronte a crisi reputazionali. Infatti, una buona reputazione contribuisce alla legittimità aziendale, generando fiducia e supporto sia internamente che esternamente.


In conclusione, la CSR non è solo una scelta etica, ma anche un investimento strategico che comporta vantaggi significativi, creando un impatto positivo su diverse aree aziendali e contribuendo al benessere generale della società.



Come comunicarla: strumenti e leggi

Se una strategia di corporate social responsibility può migliorare l’immagine aziendale e contribuire al posizionamento del brand, è essenziale comunicare efficacemente i progetti che si declinano. La scelta degli strumenti per strutturare e comunicare le politiche di CSR dipende principalmente dal pubblico a cui ci si vuole rivolgere e dagli obiettivi specifici.

Se l’obiettivo è coinvolgere i dipendenti, si possono adottare strumenti di comunicazione interna tradizionali.

D’altra parte, se l’obiettivo è rendere pubblici i risultati degli investimenti, la sfida è rivolta a una comunità più ampia e diversificata, che potrebbe non essere completamente sensibile alle tematiche della corporate social responsibility. In ogni caso, lo storytelling rimane un approccio efficace sul lungo periodo.

I diversi strumenti a disposizione, in questo caso, sono:

  • Codice etico. Un documento che delinea i principi e i valori guida che indirizzano le decisioni e l’operato aziendale. Diventa un punto di riferimento per gli stakeholder, promuovendo l’etica aziendale e l’adesione a specifici standard comportamentali.
  • Marketing sociale. In questo caso le strategie di marketing sostengono la promozione di prodotti, servizi o iniziative con un forte connotato sociale o ambientale. Queste iniziative implicano spesso il coinvolgimento di organizzazioni non profit, con l’obiettivo di far convergere gli obiettivi aziendali con quelli sociali.
  • Bilancio di sostenibilità. Detto anche bilancio sociale o non finanziario, questo documento si unisce al bilancio finanziario tradizionale, offrendo informazioni sui risultati e sugli impatti sociali, ambientali ed economici dell’azienda. Quindi, consente una rendicontazione trasparente e completa delle attività di corporate social responsibility. Questo documento può essere volontario o obbligatorio in alcuni casi.
  • Certificazioni e Standard. Il rispetto dei criteri su cui si basa la CSR può essere dimostrato grazie a diversi attestati riconosciuti a livello internazionale. Esempi di certificazioni sono la ISO 14000 e la ISO 26000. Inoltre, le aziende possono scegliere di aderire allo Standard AccountAbility AA1000, al Social Accountability 8000 o all’OHSAS 18001 (Occupational Health and Safety Assessment Series).


Quando è obbligatoria la rendicontazione del bilancio di sostenibilità

Dall’inizio del 2023 è entrata in vigore la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD). Quest’ultima ha lo scopo di rafforzare le regole legate alla rendicontazione e alla comunicazione della responsabilità sociale, superando i limiti della precedente Direttiva 95/2014 – Direttiva sulla Rendicontazione Non Finanziaria (NFRD).

La normativa dell’Unione Europea rafforza ulteriormente le norme e si concentra sull’ampliamento del numero di aziende coinvolte nella rendicontazione del proprio impegno a livello sociale e ambientale.

Nello specifico sono tenute a presentare il bilancio di sostenibilità:

  • Dal 1° gennaio 2024, si estende alle imprese di interesse pubblico classificate come grandi, le quali, al momento della chiusura del bilancio, registrano una media di 500 dipendenti. Tali regole si applicano anche alle imprese a capo di un grande gruppo.
  • A partire dal 1° gennaio 2025, la normativa si applica alle imprese che superano almeno due dei seguenti tre criteri: totale pari a 20.000.000 di euro dell’attivo di stato patrimoniale; ricavi netti delle vendite e delle prestazioni di 40.000.000 di euro; numero medio di dipendenti pari a 250. Inoltre, la normativa si estende alle imprese a capo di un grande gruppo che supera tali parametri.
  • A partire dal 1° gennaio 2026, viene estesa alle PMI quotate in borsa (escludendo le microimprese) e alle imprese di assicurazione che possono essere di grande dimensione o di interesse pubblico.


L’Italia pioniera della CSR

In Italia la legge 254/2016 aveva già introdotto l’obbligo di includere tali informazioni nei bilanci per tutte le aziende quotate in borsa. Secondo l’Osservatorio Socialis del 2023, la responsabilità sociale d’impresa è ormai diventata un imperativo. Infatti, il 96% delle aziende italiane che hanno partecipato al sondaggio (con un numero di dipendenti minimo di 80) afferma di aver investito circa 300mila euro all’anno in iniziative di CSR, contribuendo complessivamente con 2,16 miliardi di euro a livello nazionale.

Inoltre, nel nostro Paese la corporate social responsibility non è regolamentata solo da normative di tipo comunitario, ma si inserisce in un contesto di tutela costituzionale. L’articolo 41 della Costituzione Italiana stabilisce che l’iniziativa economica privata è “libera” a condizione che non entri “in contrasto con l’utilità sociale” e fa riferimento a “programmi e controlli” che devono indirizzare questa iniziativa economica verso “fini sociali”.



Consigli utili per una corporate social responsibility di successo

Comunicare la corporate social responsibility in modo efficace è un elemento chiave per garantire che l’impegno di un’azienda verso la responsabilità sociale sia apprezzato e compreso a tutti i livelli.

Ci sono alcune best practice che aiutano nel fornire una chiara comprensione e un apprezzamento da parte di tutti gli stakeholder.

  • Chiarire gli obiettivi della strategia e come si collegano alla missione e ai valori aziendali.
  • Rendere partecipi i dipendenti nell’adozione dei principi e nelle varie attività. Per farlo, serve comunicare internamente le iniziative per aumentare l’engagement.
  • Lo storytelling aiuta a connettersi emotivamente con il pubblico. Quindi, può essere vantaggioso utilizzare storie coinvolgenti e concrete per illustrare gli impatti positivi delle iniziative di CSR.
  • Anche se non obbligatorio, un bilancio di sostenibilità ben strutturato può essere uno strumento efficace per fornire informazioni chiare e trasparenti sui progressi e sui risultati delle iniziative di corporate social responsibility.
  • È essenziale adattare il messaggio a diversi canali di comunicazione, includendo social media, siti web aziendali, comunicati stampa ed eventi pubblici.
  • Promuovere collaborazioni con organizzazioni e partner dimostra l’impegno condiviso verso le cause sociali, alimentando un sostengo reciproco.
  • Coinvolgere la comunità nelle iniziative educative e di sensibilizzazione migliora il rapporto con la stessa.
  • Monitorare attentamente i feedback, sia positivi che negativi, offre nuovi spunti per future iniziative, limita possibili danni e consente di rispondere in modo proattivo alle preoccupazioni o alle critiche.

Una comunicazione credibile di corporate social responsibility richiede un impegno sul lungo periodo. Iniziative sporadiche rischiano di essere poco efficaci o mal percepite.



I rischi di una cattiva strategia

Scegliere di comunicare l’impegno sociale dell’azienda significa anche tenere in considerazione i possibili effetti collaterali a cui la pratica espone. Una comunicazione non adeguata o poco chiara può infatti portare a situazioni di rischio. Per questo motivo alcune aziende scelgono un approccio invisibile, in cui le iniziative non vengono rese apertamente pubbliche.

Inoltre, alcuni dati mostrano una conoscenza poco chiara e un forte scetticismo sul tema nel mercato italiano. Dai risultati di un’indagine condotta da BVA Doxa emerge che solo il 48% della popolazione sa cos’è effettivamente la corporate social responsibility. La survey rivela anche un livello significativo di scetticismo tra coloro che conoscono la CSR, con il 50% dei partecipanti che reputa le attività di CSR “operazioni di facciata e non concrete”. Nonostante il grado di scetticismo, lo studio indica che ben il 70% dei consumatori italiani basa le proprie decisioni d’acquisto sull’impegno dimostrato dai brand in termini di sostenibilità.

Il rispetto delle best practice permette di limitare il più possibile gli errori legati a una comunicazione scorretta. In questo modo si evitano o si riescono a gestire al meglio incomprensioni o scandali, limitando i danni alla reputazione aziendale.

I principali errori si legano al greenwashing e al socialwashing. Entrambi i termini indicano pratiche ingannevoli messe in atto da aziende o organizzazioni per creare un’immagine falsamente positiva rispetto a temi ambientali o sociali.

Il greenwashing fa riferimento ai casi in cui un’azienda o un’organizzazione cerca di presentarsi come ecologica o impegnata in pratiche sostenibili, pur non avendo realmente adottato azioni significative a favore dell’ambiente. Può coinvolgere la manipolazione dell’immagine attraverso campagne pubblicitarie, etichette fuorvianti o dichiarazioni ingannevoli per dare l’illusione di un impegno ambientale più forte di quanto sia in realtà.

Il socialwashing è simile al primo concetto, ma si concentra sugli aspetti sociali e di responsabilità sociale. Un’azienda potrebbe praticare il socialwashing quando cerca di presentarsi come socialmente responsabile senza avere un reale impatto positivo sulla società. Vengono inoltre considerate anche quelle posizioni prese dall’azienda a favore di tematiche socialmente rilevanti per nascondere precedenti attività negative in tal senso.

Da non sottovalutare la mancanza di aggiornamenti regolari sulle iniziative di corporate social responsibility, che può far perdere di vista l’attenzione e l’interesse del pubblico.

Infine, è necessario tenere a mente che una corretta strategia di CSR deve evolversi in risposta ai cambiamenti continui a livello di società e di ambiente.



CSR di successo: casi studio in Italia

Secondo quanto riporta un’indagine recente condotta da KPMG, già nel 2017 il 75% delle aziende multinazionali si impegnava nella redazione di report sulla corporate social responsibility. Attualmente questa percentuale è salita all’80%. L’incremento osservato può essere spiegato dalle evidenze fornite da molteplici studi, che mostrano una forte correlazione tra le pratiche di CSR e le performance finanziarie delle aziende. Questa connessione riveste un’importanza particolare per le società quotate in borsa, considerando le crescenti preferenze etiche manifestate dagli investitori e dai fondi d’investimento.

Ecco alcuni casi studio che possono essere di ispirazione:

  • Eni dedica notevoli sforzi a una transizione energetica volta a preservare l’ambiente in modo equo.
  • Poste Italiane ha implementato programmi volti a minimizzare il proprio impatto ambientale, promuovere il rispetto delle persone, tutelare la salute e la sicurezza dei dipendenti, garantire pari opportunità e assicurare la correttezza nei rapporti con clienti, fornitori e la Pubblica Amministrazione.
  • Ferrero manifesta il suo impegno per la sostenibilità su più fronti, tra cui un approvvigionamento delle materie prime in ottica sostenibile, l’educazione a un consumo responsabile e le iniziative che mirano a valorizzare le persone.
  • Lavazza si dedica a una produzione del caffè responsabile grazie al progetto Blend for Better, focalizzandosi sulla sostenibilità della filiera e coinvolgendo attivamente le comunità locali.
  • Coop tutela il benessere e la salute degli animali, oltre a optare per un’agricoltura sostenibile in grado di ridurre le emissioni causate da filiere troppo lunghe. Inoltre, si dedica attivamente alla divulgazione sui temi della sostenibilità.


Tutti possono impegnarsi

Possiamo confermare che la responsabilità sociale d’impresa rimane un pilastro importante per le aziende, destinato a mantenere la sua rilevanza nel corso degli anni.

Siamo consapevoli che le multinazionali possono stanziare budget diversi rispetto a quelli di cui dispongono la maggior parte delle PMI italiane. Tuttavia, nel proprio piccolo, ogni impresa può mettere in atto iniziative volte a fare la differenza.

In Altamira abbiamo deciso di impegnarci offrendo – come regalo di benvenuto – ai nostri clienti la possibilità di piantare un albero a nome della loro azienda, attraverso il servizio offerto dall’azienda Treedom. L’albero ha lo scopo di simboleggiare la nascita e la crescita di una collaborazione che speriamo possa essere lunga e duratura. Ogni cliente ha accesso alla propria area riservata così da rimanere aggiornato sui progressi e condividere le novità con i propri dipendenti.

Ad oggi abbiamo piantato 127 alberi in 6 Paesi, contribuendo alla compensazione di 7 tonnellate di CO2.





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