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Febbraio 15, 2024

Settimana lavorativa da 4 giorni: il punto sulla sperimentazione

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Correva l’anno 1926 quando l’imprenditore Henry Ford introdusse nelle sue fabbriche automobilistiche la settimana lavorativa da 5 giorni e 40 ore, in un momento storico in cui le giornate lavorative erano tipicamente 6, da 10-12 ore ciascuna.

Il risultato fu un enorme aumento della produttività e del benessere dei lavoratori.

Ci sono voluti quasi cento anni perché questo modello venisse fortemente messo in discussione.

Oggi, infatti, i sostenitori di una settimana lavorativa da 4 giorni e 32 ore sono in continuo aumento e quella che fino a pochi anni fa sembrava una chimera inizia a sembrare un’ondata di cambiamento inarrestabile.

Il numero di esperimenti crescenti in tutto il mondo e il grande risalto mediatico che li sta accompagnando ci fanno pensare che la situazione sia effettivamente destinata a cambiare e si possa abbandonare il consueto modello 40/8, anche se i tempi di questa rivoluzione potrebbero essere più lunghi di quanto molti lavoratori vorrebbero.

L’idea della settimana corta non è recente. Già nel 1956, per esempio, l’allora presidente degli Stati Uniti Nixon prometteva agli americani che in un futuro non troppo remoto avrebbero lavorato quattro giorni la settimana, mentre alcune sperimentazioni erano avvenute già negli anni Settanta.

Oggi, però, i tempi sembrano finalmente maturi, grazie al particolare contesto storico e al lavoro di tante organizzazioni.



Cosa si intende per settimana lavorativa da 4 giorni

Negli ultimi anni, tante aziende hanno iniziato esperimenti su una settimana lavorativa da quattro giorni. Non tutte hanno però sposato quello che è il comandamento della principale organizzazione che promuove questo cambiamento, la 4 Day Week Global: quattro giorni di lavoro da otto ore ciascuno, senza riduzione dello stipendio e mantenendo la stessa produttività.

È importante sottolineare come questo sia il vero cambiamento auspicato da milioni di lavoratori. Non basta, insomma, redistribuire le tradizionali 40 ore di lavoro su 4 giorni per parlare di innovazione. Questo tipo di cambiamento, infatti, rischia di essere quasi controproducente, dato che sostenere la fatica di 10 ore di lavoro giornaliero non è facile e i cali di produttività sono dietro l’angolo, così come i rischi per la sicurezza.

Allo stesso modo – e soprattutto in un paese come l’Italia in cui gli stipendi rimangono al palo da anni – non è pensabile proporre un taglio dello stipendio proporzionato al numero di ore di lavoro in meno. Si rischierebbe di creare un numero ancora maggiore di lavoratori che vivono sotto la soglia di povertà.

Infine, anche una perdita di produttività sostanziosa non è un risultato accettabile, se non altro perché spingerebbe le aziende ad abbandonare questo cambiamento.

Come vedremo, gli esperimenti avviati in autonomia da diverse aziende italiane non rispettano appieno queste indicazioni, ma molti di questi rappresentano comunque un ottimo passo in avanti verso l’adozione di una vera settimana lavorativa corta.



Perché proprio adesso

Come anticipato, esistono diversi motivi per cui l’idea della settimana lavorativa da quattro giorni sta facendo breccia proprio in questi anni.

Ciò è dovuto in particolare alla spinta di due fattori.

  1. L’enorme interesse verso il tema del benessere dei dipendenti e dell’equilibrio tra lavoro e vita privata, esploso a seguito della pandemia del 2020. Questo evento epocale ha spinto milioni di persone a riflettere sulle proprie priorità e a rimescolare l’ordine dei valori a cui dare la precedenza nelle proprie scelte. Inevitabilmente, anche le imprese sono diventate più attente a curare il benessere dei dipendenti, attraverso un’offerta generosa di benefit e welfare aziendale, l’introduzione di nuovi servizi come il counseling psicologico e la telemedicina e una maggiore flessibilità nell’organizzazione del lavoro. Offrire una settimana di lavoro da 4 giorni diventa quindi un’ulteriore dimostrazione di cura per lo stato di salute fisica ed emotiva dei lavoratori.
  2. La rapida diffusione dell’IA generativa, che dà ai lavoratori il supporto perfetto per aumentare la propria produttività riducendo le ore di lavoro. Secondo il think tank Autonomy, che ha condotto due diversi studi sul mercato del lavoro inglese e su quello statunitense, l’introduzione dell’intelligenza artificiale, e in particolare dei Large Language Models come ChatGPT, sarà un supporto fondamentale per la riduzione dell’orario di lavoro nei prossimi anni.
  3. Secondo queste ricerche, l’impiego capillare dell’IA generativa in supporto dei dipendenti potrebbe avere questi effetti:

    • l’88% della forza lavoro del Regno Unito (28 milioni di lavoratori) potrebbe vedere una riduzione dell’orario di lavoro di almeno il 10%
    • la stessa riduzione potrebbe essere ottenuta anche dal 71% della forza lavoro americana (128 milioni di lavoratori)
    • La riduzione da 40 a 32 ore potrebbe essere facilmente applicata a 8,8 milioni di lavoratori inglesi e 35 milioni di dipendenti americani.

    Secondo Autonomy, quindi, dovremmo guardare all’arrivo dell’intelligenza artificiale non come occasione per aumentare i profitti o terribile minaccia per i posti di lavoro, ma come opportunità per migliorare il rapporto tra lavoro e vita privata per milioni e milioni di persone.


Esistono poi altri motivi che rendono il contesto attuale particolarmente fertile per la sperimentazione e diffusione della settimana lavorativa corta.

Uno di questi è legato alla talent attraction. La competizione su diverse figure si fa sempre più serrata e offrire una settimana lavorativa da 4 giorni può fare la differenza non solo nella capacità di attrarre candidati validi, ma anche nella retention e nell’engagement, come confermato da tutti gli esperimenti.

Un altro può essere messo in relazione con il lavoro ibrido. Negli ultimi anni, i lavoratori “d’ufficio” hanno iniziato a godere di maggiore flessibilità nel rapporto di lavoro e a usufruire di un numero variabile di giorni di lavoro da casa. Questo benefit non è stato offerto – per ovvie ragioni – a chi come gli operai lavora nella produzione. Non è probabilmente un caso, quindi, che la maggior parte delle sperimentazioni sulla settimana da 4 giorni abbia coinvolto le linee produttive, offrendo loro questo benefit al posto del lavoro ibrido.



Quindi è questione di pochi anni?

Nonostante il successo delle sperimentazioni, la strada per una diffusione capillare della settimana lavorativa corta è ancora molto lunga.

Le incertezze sono infatti ancora tante, dalla sostenibilità sul lungo periodo dell’iniziativa fino all’applicabilità a ogni settore e dimensione aziendale. La maggior parte degli esperimenti, per esempio, sono stati condotti da realtà di dimensioni medie e grandi, mentre c’è ancora poca esperienza su aziende piccole – che potrebbero incontrare difficoltà nel mantenere un adeguato livello di servizio ai loro clienti – e su enormi multinazionali.

Un mutamento epocale come questo richiederà molti anni prima di prendere il sopravvento sullo status quo e sulla naturale resistenza al cambiamento.

Indeed ha però evidenziato i primi, deboli segnali di crescita. Gli annunci per posizioni da 4 giorni lavorativi sono infatti passati dallo 0,1% del totale del 2019 allo 0,3% del 2023. È importante notare come la crescita sia avvenuta soprattutto in settori in cui il lavoro in presenza è preponderante.



Il ruolo di 4 Day Week Global

Ad oggi, le sperimentazioni più interessanti sulla settimana lavorativa da quattro giorni sono state organizzate da 4 Day Week Global.

Questa organizzazione, fondata nel 2019 (quindi un anno prima della pandemia) da Andrew Barnes e Charlotte Lockhart, ha lo scopo di rimodellare il modo in cui pensiamo al lavoro, dando meno importanza al tempo e più alla produttività e ai risultati.

In questi anni, 4 Day Week Global ha avviato una serie di progetti di sperimentazioni in diverse nazioni, come Stati Uniti, Regno Unito, Irlanda, Australia, Sudafrica, Nuova Zelanda ecc.

Aiutando centinaia di aziende a pianificare, testare e implementare la settimana corta secondo il brevettato principio del 100:80:100, ovvero l’idea di poter ottenere il 100% della produttività, mantenendo il 100% dello stipendio e riducendo le ore di lavoro del 20%.

I risultati di questi programmi di sperimentazione sono stati entusiasmanti, anche in economie ancora in sviluppo come quella sudafricana.

Vediamo per esempio i dati della sperimentazione inglese.

Il pilot inglese, condotto da 4 Day Week Global, UK’s 4 Day Week Campaign e Autonomy, ha coinvolto 60 aziende e 3000 dipendenti.

L’analisi effettuata all’approcciarsi della fine del periodo di sperimentazione ha dato questi risultati:

  • Il 91% delle aziende era certo di proseguire con la settimana corta alla scadenza del trial
  • Il 4% delle aziende era incline a proseguire
  • Il 4% delle aziende non aveva intenzione di proseguire
  • Le aziende hanno dato un voto medio di 8,5 su 10 all’esperienza complessiva
  • Produttività e performance aziendali hanno ricevuto un punteggio di 7,5 su 10
  • Il fatturato è aumentato del 35% rispetto a periodi simili dell’anno precedente

Esperimenti simili sono in corso in tutto il globo e soprattutto negli Stati Uniti e in Europa, spesso con un contributo di finanziamento da parte dei governi.



Le sperimentazioni in Italia

In Italia non abbiamo ancora assistito a un intervento statale o regionale a supporto delle aziende che decidono di sperimentare la settimana corta.

Nonostante questo, sono già in corso diversi esperimenti, spesso con la collaborazione dei sindacati.

Vediamo alcuni dei più rilevanti.


Lamborghini

Il recente accordo raggiunto da Lamborghini con i sindacati ha il merito di essere il primo esperimento di riduzione dell’orario di lavoro senza taglio degli stipendi nel comparto automobilistico europeo.

Anzi, i lavoratori dell’azienda italiana vedranno anche diversi aumenti e benefit all’interno di un pacchetto complessivo di miglioramento della retribuzione.

L’accordo istituisce la settimana corta per il personale di produzione o collegato a esso. Coloro che lavorano su due turni (mattina e pomeriggio) e turno centrale avranno una settimana di lavoro di 5 giorni seguita da una settimana di 4 giorni, ottenendo una riduzione complessiva di 22 giorni lavorativi all’anno. Per il personale che opera su un regime a tre turni (mattina, pomeriggio e notte), la configurazione prevede una settimana di 5 giorni e due settimane di 4 giorni, determinando una riduzione totale di 31 giorni lavorativi all’anno.

Inoltre, gli operai non collegati alla produzione avranno 16 giorni di lavoro in meno all’anno, mentre per gli impiegati la diminuzione sarà di 12 giorni. Quest’ultima categoria potrà usufruire anche di un massimo di 12 giorni di lavoro da casa al mese.


Luxottica

La recente approvazione della proposta di rinnovo del contratto integrativo da parte dei lavoratori di Luxottica ha introdotto diverse novità positive in azienda, tra cui un nuovo modello di orario che prevede 20 venerdì all’anno liberi.

L’accordo è valido per il triennio 2024-2026 e in via sperimentale sarà applicato solo ad alcuni reparti e aree produttive.

Il nuovo contratto non prevede un taglio della remunerazione, con 15 venerdì liberi che saranno coperti dall’azienda e 5 dai permessi retribuiti dei dipendenti.


Intesa Sanpaolo

L’accordo sul lavoro flessibile raggiunto nel maggio 2023 da Intesa Sanpaolo e diversi sindacati prevede, oltre ad aggiornamenti sul tema dello smart working, anche la possibilità per i dipendenti di richiedere il passaggio a una settimana lavorativa da 4 giorni e 9 ore, a parità di retribuzione.

La novità ha riguardato in prima battuta i dipendenti dell’azienda corporate e di 40 grandi filiali, mentre da novembre 2023 è partita la sperimentazione anche su 250 filiali di piccole dimensioni, i cui dipendenti possono usufruire del giorno libero in base al giorno di chiusura della filiale, che cade di martedì, mercoledì o giovedì.

Il successo dell’iniziativa è testimoniato dai numeri: a distanza di poco tempo dall’avvio ha richiesto l’abilitazione della settimana corta circa il 70% dei dipendenti che potevano usufruirne.


Sace

La sperimentazione avviata da Sace sulla settimana da 4 giorni ha particolare valore in quanto è il primo a opera di una partecipata in Italia.

In questo caso l’accordo dà la possibilità ai dipendenti di lavorare 4 giorni a settimana per un totale di 36 ore, su base volontaria. È anche possibile alternare settimane da 4 e 5 giorni lavorativi, seguendo una programmazione mensile a livello di area.

Il programma è stato implementato il primo gennaio 2024, con oltre il 50% dei dipendenti che già nel dicembre 2023 si era dichiarato interessato a prenderne parte.

Va sottolineato, per completezza, come in questo caso la riduzione di ore di lavoro settimanali sia stata minima, da 37 a 36.


Areajob

Molta meno esposizione mediatica ha ottenuto l’iniziativa di Areajob, una agenzia del lavoro fondata nel 2006 a Bibbiano che oggi conta 30 filiali nel nord e centro Italia.

Eppure, è l’unico caso italiano “da manuale” finora, visto che per i suoi dipendenti prevede un passaggio da 40 a 32 ore, distribuite su 4 giorni, a parità di stipendio.

Il progetto è partito il 15 gennaio per circa il 90% del personale, con l’idea di essere esteso a tutti i 115 dipendenti, e sembra aver attirato l’attenzione di altre imprese decise a imitare questo nuovo modello organizzativo.



I benefici della settimana lavorativa da 4 giorni

L’introduzione della settimana lavorativa corta porta benefici sia all’azienda che ai dipendenti. Benefici chiaramente emersi e documentati nelle sperimentazioni condotte finora.

I principali vantaggi riscontrati dalle aziende sono:

  • Aumento della produttività. Un po’ come avvenuto per il lavoro ibrido, il passaggio alla settimana lavorativa da 4 giorni spinge le aziende a una profonda analisi, rivisitazione e ottimizzazione dei processi. Questo lavoro porta a un aumento della produttività, una condizione necessaria per affermare che la transizione al nuovo modello sia stata un successo.
  • Riduzione dell’assenteismo. Tra gli effetti della settimana corta c’è anche la riduzione dell’assenteismo. Lavorando soltanto quattro giorni feriali su cinque, infatti, i dipendenti sentono meno la necessità di richiedere ferie e permessi per occuparsi di questioni personali, che possono pianificare nel proprio giorno di riposo. Ciò vuol dire anche che i giorni di ferie possono essere impiegati esclusivamente per vacanze e riposo, cosa che aumenta il benessere del dipendente. Un lavoratore motivato e che gode di un ottimo stato psicofisico, infine, sarà incline a prendere giorni di malattia soltanto quando davvero necessario.
  • Aumento dell’attraction. È indiscutibile come – soprattutto in questo momento in cui è ancora una rarità – inserire nella propria offerta la settimana corta sia una potentissima arma di attraction. Non a caso, le sperimentazioni sono spesso iniziate in settori e per ruoli in cui il mercato del lavoro è molto competitivo. L’importante, però, è offrire settimane lavorative da 4 giorni “vere”, con retribuzione invariata e un numero di ore giornaliere inferiore alle 10.
  • Miglioramento della retention. Le aziende che passano alla settimana corta possono contare su dipendenti più motivati, soddisfatti e in salute. Molto meno disposti a lasciare l’azienda anche in presenza di offerte con una retribuzione superiore.
  • Riduzione delle spese. Ridurre la presenza dei dipendenti negli uffici e nelle fabbriche porta piccoli risparmi nelle spese di gestione degli spazi e dei servizi offerti (caffè, acqua, snack ecc.).
  • Crescita delle performance finanziarie. Come già accennato, le aziende che hanno partecipato alla sperimentazione di 4 Day Week Global nel Regno Unito hanno ottenuto un aumento medio del fatturato del 35%. Sebbene la crescita dei ricavi non sia l’obiettivo primario dietro l’introduzione della settimana corta – lo sono invece l’aumento del benessere dei dipendenti e della produttività – questo potrebbe rivelarsi un gradito “effetto collaterale” per molte aziende.
  • Riduzione degli impatti sull’ambiente. La settimana lavorativa corta porta a una riduzione del pendolarismo e quindi dell’impatto ambientale. Un tema utile anche in ambito ESG.

I principali benefici identificati per i dipendenti, invece, sono:

  • Miglioramento del benessere. Ottenere un giorno di riposo in più a settimana porta tantissimi benefici ai dipendenti, sotto molteplici aspetti. Migliora l’equilibrio tra lavoro e vita privata, con più tempo da poter dedicare alla propria famiglia, agli amici e alle passioni personali. Riduce lo stress e il rischio di burnout, potendo contare su più momenti di stacco dalle pressioni lavorative nei quali ricaricare le batterie. Aumenta il senso di soddisfazione per il lavoro svolto e la motivazione a fare sempre del proprio meglio. Infine, il tempo in più a disposizione può essere impiegato per riposo, attività ricreative e sport, che giovano alla salute fisica e mentale.
  • Riduzione delle spese. Con una settimana lavorativa più corta, si riducono anche le spese di trasporto che i dipendenti devono affrontare, in alcuni casi anche molto salate.
  • Parità di genere. Dagli esperimenti condotti da 4 Day Week Global è emerso come a beneficiare della riduzione dell’orario lavorativo siano soprattutto le donne, che ottengono benefici superiori agli uomini in termini di riduzione dello stress, aumento della soddisfazione, miglioramento della salute mentale e riduzione dei tempi di pendolarismo. Inoltre, il nuovo assetto sembra contribuire a un migliore bilanciamento dei compiti extra-lavorativi, con gli uomini che assumono maggiori responsabilità nella cura della casa e della famiglia.


Come passare con successo alla settimana lavorativa da 4 giorni

Dall’analisi del lavoro svolto dalle aziende partecipanti agli esperimenti sono emerse alcune linee guida valide per tutte le realtà che vogliano abbracciare questa rivoluzione.

Ecco le best practice più rilevanti.


1. Chiarire gli obiettivi e le priorità

Per passare a un modello lavorativo da quattro giorni è inevitabile effettuare una review profonda del proprio business e degli obiettivi da raggiungere. Bisogna identificare le attività che producono i risultati migliori e dare loro priorità, assegnare in maniera chiara compiti e responsabilità a ciascun dipendente e rimuovere ogni ostacolo che possa frenare il lavoro.

Un’analisi attenta della giornata di lavoro di un dipendente farà emergere tante piccole attività che, una volta ottimizzate, porteranno un notevole risparmio di tempo.


2. Fare esprimere i dipendenti al massimo del potenziale

Altrettanto importante è mettere le persone nelle condizioni ideali per esprimere appieno il loro potenziale.

Questo vuol dire, innanzitutto, assegnare compiti in linea non solo con le loro competenze, ma anche con le loro passioni. Offrire opportunità che consentano loro di concentrarsi su progetti che li appassionano li motiverà a ottimizzare autonomamente il proprio tempo, garantendo elevati livelli di produttività anche in una settimana lavorativa di quattro giorni.

Inoltre, è cruciale liberarli da attività amministrative e burocratiche superflue, così come da riunioni a basso valore aggiunto, che interrompono il flusso lavorativo e compromettono la continuità delle attività.


3. Passare a una comunicazione asincrona

Se negli scorsi anni le chat e i sistemi di messaggistica interna in tempo reale hanno avuto molto successo, il passaggio alla settimana lavorativa corta dovrà essere accompagnato da un maggiore ricorso alla comunicazione asincrona.

Per due motivi: il primo è che i dipendenti non lavoreranno più tutti negli stessi giorni, il secondo è che una comunicazione asincrona consente al lavoratore di impostare le notifiche secondo le proprie preferenze e di consumare la comunicazione nei momenti a lui/lei più congeniali.

Le aziende dovranno quindi stilare nuove policy sull’utilizzo della comunicazione interna, ridurre il numero di riunioni e spingere i dipendenti a scrivere o registrare i propri update in modo da consentire ai colleghi di visualizzarli secondo i loro tempi.


4. Diffondere consigli sulla produttività

Saper gestire il proprio tempo e saper stabilire il giusto ordine in cui svolgere le attività sono competenze che possono essere trasmesse con formazioni e comunicazioni da parte dell’azienda.

Allo stesso modo, ogni dipendente andrebbe incoraggiato ad adottare il metodo che più funziona per lei/lui.


5. Digitalizzare i processi

L’utilizzo della tecnologia, non solo quella basata sull’intelligenza artificiale, è un assodato acceleratore della produttività, soprattutto quando l’intera architettura tecnologica dell’azienda è studiata a tavolino per ridurre le attività manuali e favorire l’interazione tra i diversi dipartimenti.

Continuare a investire in software moderni in tutti gli ambiti – CRM, HRM, ERP ecc. – resta fondamentale.


6. Creare una policy chiara per le emergenze

Per i dipendenti deve essere chiaro quando un evento costituisce un’emergenza e quando no, in modo da poter stabilire se la situazione richiede un intervento straordinario che interrompe il consueto flusso di lavoro.

Saper identificare le circostanze che non richiedono una risposta immediata consente di mantenere alta la concentrazione dei lavoratori ed evitare che siano costretti a straordinari o a cancellare ferie e permessi programmati.



Conclusioni

Gli esperimenti globali sulla settimana lavorativa da 4 giorni stanno dando risultati più che incoraggianti e il numero crescente di iniziative potrebbe innescare un circolo virtuoso che acceleri la transizione.

Nel nostro Paese, così legato alle PMI, il passaggio alla settimana lavorativa corte potrebbe essere più difficoltoso, dato che le piccole aziende possiedono meno risorse e know how per operare una trasformazione così profonda.

Esistono però i primi case study anche in questa categoria. Per esempio, il caso della piccola agenzia di PR e Media relations Disclosers, raccontato su Parole di Management.




Crediti fotografici: ©Nuthawut/Adobe Stock