La strategia omnichannel, ideata nel marketing, è sempre più impiegata anche dai dipartimenti di ricerca e selezione che desiderano disporre di informazioni più complete sui candidati e ridurre le inefficienze.
La maggior parte delle aziende ha infatti imparato che affidarsi a un solo canale di ricerca è una scelta poco sensata. Nessun provider possiede un database che contenga il 100% dei lavoratori e ancora meno sono i candidati effettivamente attivi su una piattaforma al momento della pubblicazione di un annuncio.
Scegliere un solo canale di ricerca vuol dire limitare in partenza l’ampiezza del bacino di candidati a cui attingere, privandosi così di tanti talenti che potrebbero rappresentare un asset prezioso per l’azienda, magari anche a un costo di acquisizione inferiore.
Inoltre, non avere una presenza attiva su piattaforme come Glassdoor e Indeed, che danno ampio spazio alle recensioni dei dipendenti e candidati, vuol dire rinunciare a esercitare un minimo controllo sull’immagine trasmessa dalla propria azienda come datore di lavoro.
I limiti della strategia di recruiting multichannel
Ma anche utilizzare tanti canali di ricerca – con una strategia multichannel – comporta dei rischi se ciascuno di questi è trattato come un elemento a sé stante.
Una strategia multicanale, se non ben coordinata, rischia infatti di moltiplicare non solo le candidature, ma anche le inefficienze.
Da una parte pubblicare le proprie offerte di lavoro “manualmente” su tante job board, metamotori di ricerca del lavoro, social network ecc. comporta un lavoro maggiore e molto ripetitivo.
Dall’altra i CV che riceveremo saranno sparsi su più piattaforme difficili da consultare: i backoffice delle job board, numerose caselle e-mail, i profili social dei recruiter ecc.
Non solo: i database da cui provengono le candidature sono in larga parte sovrapponibili. I recruiter del team potrebbero quindi ritrovarsi a leggere lo stesso CV arrivato da fonti diverse e a contattare lo stesso candidato già impegnato nel processo di selezione di un collega. Una inutile perdita di tempo e una cattiva figura che mina l’employer branding aziendale.
C’è, infine, il rischio che l’azienda venga presentata in maniera molto diversa su ciascun canale, a seconda di chi se ne occupa. Questa incoerenza potrebbe disorientare i candidati e ridurre il loro interesse.
L’omnicanalità nel recruiting
Perché una strategia multichannel diventi efficiente bisogna sviluppare una forte sinergia tra tutti i canali, sia online che offline, trasformandola in omnichannel.
Questa strategia consente di raggiungere il candidato su più canali, mantenendo un messaggio coerente e tenendo traccia di ogni interazione intercorsa su ognuno di questi.
Il vero elemento distintivo di una strategia multichannel è rappresentato quindi dalla qualità dei dati che riesce a fornirci.
Più le informazioni sono in grado di raccontare il candidato e la relazione instaurata con la nostra azienda attraverso i diversi punti/canali di contatto, maggiori sono le chance di identificare quelli più legati al brand, costruire una pipeline di candidati per il futuro e continuare a coltivare nel tempo il loro interesse.
Il ruolo della tecnologia
Data la necessità di gestire e analizzare una grande quantità di dati, la tecnologia è un elemento decisivo nella strategia di omnichannel.
Lo è, in particolare, l’applicant tracking system o ATS, il software dedicato al recruiting con cui organizzare e centralizzare il lavoro di ricerca e selezione.
Questo strumento consente sia di trasmettere ai candidati un’immagine coerente dell’azienda – per esempio grazie a modelli di annunci messi a disposizione di tutto il team di recruiting, a notifiche brandizzate per i candidati e al sistema di multiposting che diffonde lo stesso annuncio nei principali canali online – che di centralizzare i loro dati, evitando duplicazioni.
Il sistema di multiposting consente di diffondere il proprio annuncio su numerosi portali del lavoro e social network con un click. Un esempio tratto da Altamira Recruiting.
Grazie a un ATS le informazioni sui candidati – a prescindere dal canale utilizzato per entrare in contatto con noi – sono infatti tutte organizzate e disponibili in schede personali.
Consente quindi al recruiter di tenere le fila delle interazioni avute con un candidato nel corso degli anni. Traccia le volte in cui ha mandato un CV e attraverso quale canale, archivia il CV e le diverse lettere di presentazione, mostra le risposte alle killer question e i campi compilati nei form di candidatura, memorizza le note sui colloqui e i consensi al trattamento dei dati, permette di vedere e rivedere i video colloqui effettuati ecc.
Anche le interazioni avvenute offline possono entrare a far parte del database di un ATS, arricchendo il nostro rapporto con i candidati. Basta, per esempio, raccogliere i CV e le note con un tablet durante i career day e utilizzare un career site per la mobilità interna e la segnalazione di candidati da parte dei dipendenti (referral).
Un software per il recruiting permette inoltre ai recruiter di collaborare in tempo reale sui processi di selezione, senza temere di contattare lo stesso candidato.
E quello delle persone
Prima ancora di pensare all’infrastruttura tecnologica a supporto della strategia di recruiting omnichannel, è necessario partire dalle persone.
Perché questa strategia abbia successo occorre lavorare sulla collaborazione tra i dipartimenti di recruiting e marketing e tra le diverse figure che lavorano al loro interno.
Il social recruiting, per fare un esempio, non dovrà essere un corpo a sé stante nei processi di ricerca e selezione ma un tassello della strategia globale. Lo stesso vale per i career day, i referral, il recruiting interno ecc.
Nel caso di una società di retail, anche il personale dei negozi dovrà essere istruito sulla strategia di recruiting aziendale, invitando i candidati che portano curricula cartacei a candidarsi attraverso il career site aziendale.
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