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Aprile 21, 2022

15 statistiche per conoscere meglio il settore HR italiano

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La direzione del personale sta diventando sempre più strategica nelle aziende italiane.

Partecipa alle decisioni strategiche di business, guida il processo di digitalizzazione e adattamento al lavoro ibrido e ha un ruolo fondamentale nella definizione di politiche di sostenibilità.

In questo articolo abbiamo condensato una serie di dati e statistiche per creare un ritratto il più possibile completo del settore HR in Italia.

In particolare, troverai risposta alle seguenti domande:

  1. Quanti sono i professionisti HR in Italia e come sono suddivisi?
  2. Quanto guadagna un professionista del settore HR?
  3. Quanto guadagna un professionista del settore HR a Milano?
  4. Qual è il percorso di studi più frequente per chi opera nelle Risorse Umane?
  5. Quanto è diffuso il welfare aziendale in Italia?
  6. Quali sono le politiche di smart working messe in atto in Italia?
  7. Che dimensioni e rilevanza ha l’HR Tech in Italia?
  8. Quanto sono digitalmente maturi i dipartimenti HR?
  9. Qual è il tasso di turnover medio delle aziende italiane?
  10. Quanto è diffusa la retribuzione variabile?
  11. Come funzionano i processi di valutazione del personale in Italia?
  12. Come cercano lavoro i candidati italiani?
  13. Quali sono le job board più utilizzate?
  14. Quante aziende esternalizzano la gestione paghe in Italia?
  15. Quanti sono i consulenti del lavoro?

Buona lettura!



1) Quanti sono i professionisti HR in Italia e come sono suddivisi?

Per provare a stimare il numero di persone che lavorano nel dipartimento Risorse Umane abbiamo utilizzato gli strumenti pubblicitari di LinkedIn.

Selezionando tutti gli utenti che ricoprono ruoli di gestione HR (compresa la formazione, il recruiting) in azienda si ottiene un numero di poco superiore ai 140.000 utenti. Non si tratta di una stima molto attendibile, anche perché non tutti i professionisti hanno un profilo LinkedIn, ma permette di ricavare altre statistiche interessanti sulle Risorse Umane quali il rapporto uomo-donna, la suddivisione per gruppi d’età, il numero medio di anni di esperienza e le dimensioni delle aziende per cui lavorano.


Professionisti HR per genere

Su LinkedIn è presente soltanto la distinzione tra uomo e donna:

Genere Numero di utenti
Donne 90.000+
Uomini47.000+

Le Risorse Umane si confermano un settore a prevalenza femminile, anche se purtroppo esiste ancora un gender gap inverso quando si arriva alle posizioni apicali. Nel 2015 il direttore del personale era nel 68% dei casi un uomo. Oggi la situazione dovrebbe essere migliorata ma ancora lontana dalla parità.


Professionisti HR per età:

Ecco la suddivisione dei professionisti HR italiani in fasce d’età. Il dato degli over 55, in particolare, potrebbe essere fortemente sottostimato data la minore propensione a registrarsi su LinkedIn.

Fascia d’etàNumero di utenti
18-2411.000+
25-3456.000+
35-5468.000+
558500+

Professionisti HR per anni di esperienza lavorativa

Come vedremo, l’esperienza ha spesso un forte impatto sulla retribuzione. Ecco come si suddividono i professionisti HR in base agli anni di attività.

Anni d’esperienza Numero di utenti
da 1 a 5 21.000+
da 6 a 10 24.000+
più di 1079.000+

Professionisti HR per dimensioni aziendali

I professionisti delle Risorse Umane sono presenti in aziende di ogni dimensione, considerata la presenza di tanti liberi professionisti e di società di selezione e di consulenza HR con meno di 10 dipendenti.

Dimensioni aziendali Numero di utenti
1 2200+
2-10 14.000+
11-50 21.000+
51-200 20.000+
201-500 13.000+
501-1000 8600+
1001-5000 20.000+
5001-10.000 6300+
oltre 10.001 25.000+
professionisti HR per dimensione aziendale

Fonti: LinkedIn, Inhousecommunity.it



2) Quanto guadagna un professionista del settore HR?

Tra le statistiche interessanti per chi vuole avviare una carriera nel settore HR ci sono anche quelle sulla retribuzione.

Lo stipendio medio per chi lavora nelle risorse umane è di 32.500 € l’anno o € 16,67 € l’ora. Per gli entry level la retribuzione mediamente prevista è di 25.000 €, mentre con alcuni anni di carriera alle spalle si può arrivare a guadagnare circa 60.000 euro.

Per quanto riguarda il ruolo di Direttore HR, ammonta in media a 75.000 euro per chi ha 2-5 anni di esperienza nel ruolo, uno stipendio che aumenta ben del 60% quando si raggiungono i 5-10 anni di attività.

Superati i 10 anni di seniority, lo stipendio di un direttore HR in Italia può arrivare fino a 180.000 euro, una retribuzione molto competitiva in Europa.

Per quanto riguarda la figura dell’HR assistant, invece, il salario medio è di 25.000 euro l’anno con 2-5 anni di esperienza e può arrivare a guadagnarne fino a 60.000.


Fonti: IlSole24Ore, Talent.com

3) Quanto guadagna un professionista del settore HR a Milano?

Ecco alcune statistiche riferite alla città di Milano:

  • HR Director con più di 10 anni di esperienza guadagnano 92.000-132.000€
  • HR Business Partner con 5-10 anni di esperienza guadagnano 61.000-82.000€
  • HR Manager con 5-10 anni di esperienza guadagnano 69.000-82.000€
  • Junior HR Manager con 2-5 anni di esperienza guadagnano 46.000-56.000€
  • Recruiting Manager con 5-10 anni di esperienza guadagnano 61.000-71.000€
  • Recruiting Specialist con 2-5 anni di esperienza guadagnano 31.000-36.000€
  • HR Training & Development Manager con 5-10 anni di esperienza guadagnano 61.000-71.000€
  • HR Training & Development Specialist con 2-5 anni di esperienza guadagnano 31.000-33.000€

Fonte: HR-Link



4) Qual è il percorso di studi più frequente per chi opera nelle Risorse Umane?

Il percorso di studi degli addetti alle Risorse Umane si è evoluto molto nel tempo. In passato, infatti, l’offerta formativa dedicata al settore era molto inferiore, mentre oggi abbondano sia corsi di laurea che master post-laurea a tema puramente HR.

I percorsi di laurea più frequenti per chi svolge questa professione sono i seguenti:

  • Ambito economico-statistico, 30,3%
  • Ambito Ingegneristico, 18,1%
  • Giurisprudenza, 9%
  • Psicologia, 8,1%

L’età media per la laurea è 26,3 anni, con una prevalenza di laureati un anno fuori corso. La media voto è 107,3/110.

La maggior parte dei laureati ha continuato a formarsi dopo la laurea, mediante master, stage e tirocini.

I dati di iscrizioni ad alcuni corsi confermano che il settore HR vede una netta prevalenza femminile. Per esempio, nel 2022 il corso Digital HR di Talent Garden è stato frequentato per il 91% da donne.


Fonti: AlmaLaurea, Huffington Post



5) Quanto è diffuso il welfare aziendale in Italia?

Il welfare aziendale è un fenomeno in crescita da diversi anni in Italia. La sua crescita non si è interrotta neanche negli anni della pandemia, quando ha permesso a molte aziende di fronteggiare meglio la crisi.

Nel report del Ministero del Lavoro di metà luglio 2020, più della metà dei contratti attivi prevedeva misure di welfare (6918 su 11.998), con un incremento del 17% rispetto al gennaio dello stesso anno.

Analizzando questi dati per settore di attività economica scopriamo che il welfare è diffuso:

  • Al 58% presso le aziende di servizio
  • Al 41% presso le industrie
  • Appena all’1% nel comparto agricolo

La ripartizione geografica è invece la seguente:

  • 78% al Nord
  • 15% al Centro
  • 7% al Sud

  • Fonte: Assidai



    6) Quali sono le politiche di smart working messe in atto in Italia?

    Tra le statistiche importanti per il settore HR oggi non può mancare un riferimento alla diffusione del lavoro agile.

    In Italia lo smart working può ancora usufruire di un percorso agevolato che deroga dalla normativa nazionale, ma sempre più aziende e dipartimenti HR hanno già stabilito policy di lavoro agile anche per il futuro.

    L’88% delle aziende ha adottato la modalità di lavoro ibrida. Di queste:

    • il 26% ha adottato una policy di due giorni a settimana da remoto e tre in ufficio.
    • Il 17% una policy di tre giornate di lavoro a distanza e due in ufficio.
    • Il 12% consente ai dipendenti di lavorare un giorno da casa.
    • Nel 5% delle aziende è possibile lavorare tutti i giorni da remoto.

    Nel 23% delle aziende, la scelta di lavorare da remoto o in sede è lasciata ai dipendenti.


    Fonte: Inside Marketing



    7) Che dimensioni e rilevanza ha l’HR Tech in Italia?

    Il settore della tecnologia per le risorse umane ha subito un forte impulso negli ultimi anni, tanto che il 55% delle aziende italiane che operano in questo comparto è stato fondato dopo il 2013. Il 60% di queste si trova tra Milano e Torino.

    Nel 2019 il suo valore è stato stimato in un miliardo di euro.


    Fonte: Talent Garden



    8) Quanto sono digitalmente maturi i dipartimenti HR?

    Nelle direzioni HR manca ancora una cultura basata sui dati e sulla loro analisi: appena il 15% misura l’impatto che le proprie attività hanno sul business.

    Molte aziende non sono infatti abituate a raccogliere dati sui processi HR in maniera organizzata (61%), non hanno sistemi informatici integrati (41%) e devono fare i conti con un management poco sensibile al tema (29%).

    Gli strumenti digitali utilizzati negli uffici HR sono comunque in aumento:

    • Il 77% delle aziende usa strumenti per il monitoraggio delle performance del personale
    • Il 63% usa app per l’onboarding
    • Il 53% utilizza software per video interviste
    • Il 47% monitora digitalmente l’engagement delle persone
    • L’uso di strumenti di IA è invece marginale

    Fonte: Ipress



    9) Qual è il tasso di turnover medio delle aziende italiane?

    Una statistica HR sempre importante è quella sul turnover, in particolare in questi anni caratterizzati dal fenomeno della Great Resignation.

    Il tasso di turnover nelle aziende italiane nei primi mesi del 2021 è stato del 18,3%. Più alto nelle imprese dei servizi (20,8%) che nel comporto industriale (16,6%).

    Le grandi imprese hanno tipicamente un tasso di turnover inferiore (media del 17,8% nelle imprese con più di 1000 dipendenti) rispetto alle piccole aziende (il tasso arriva fino al 24,7% nelle realtà con meno di 25 dipendenti).

    Anche il tasso di turnover volontario, che misura soltanto le uscite dall’azienda dovute a dimissioni, cresce con la riduzione del numero di dipendenti:

    • 3,7% nelle grandi aziende
    • 5,3% nelle medie aziende
    • 6,6% nelle realtà con meno di 25 dipendenti

    Fonte: Assolombarda



    10) Quanto è diffusa la retribuzione variabile?

    L’utilizzo dei premi di risultato e della retribuzione variabile, spesso legati a processi di valutazione MBO, sono una strategia importante per la crescita delle aziende.

    Nel 2021 un premio di risultato è stato erogato dal 71,3% delle aziende del centro nord. Si tratta di premi individuali (31,8%), collettivi (9,4%) o sia individuali che collettivi (30,1%).

    L’utilizzo della retribuzione variabile è più diffuso nelle grandi aziende (84,9%) rispetto alle PMI (55,6%).


    Fonte: Assolombarda



    11) Come funzionano i processi di valutazione del personale in Italia?

    L’adozione di processi di valutazione nelle aziende è in crescita da diversi anni e ha subito un deciso impulso a seguito della diffusione del lavoro ibrido.

    Lavorare per obiettivi e premiare il merito è diventato infatti particolarmente importante ora che il “controllo” diretto sul dipendente si è affievolito.

    Nelle aziende che adottano un processo di valutazione degli obiettivi, questi vengono determinati:

    • In maniera partecipata da valutato e valutatore (59%)
    • Dal solo valutatore (modalità top-down, 31%)
    • Da un insieme di soggetti, che può comprendere la direzione HR, i colleghi, i clienti, i collaboratori ecc. (11%)

    In tre casi su quattro, a effettuare la valutazione è poi il solo diretto responsabile. Nel restante 25% dei casi, insieme al responsabile la valutazione viene effettuata anche da:

    • Il soggetto valutato (86%)
    • Colleghi (44%)
    • Collaboratori (25%)
    • Clienti (8%)

    Gli indicatori utilizzati in fase di valutazione dei risultati sono:

    • di natura comportamentale (36%)
    • di natura quantitativa operativa (35%)
    • di natura quantitativa economico-finanziaria (29%)

    Le valutazioni delle prestazioni sono nel 69% dei casi su base annuale. Solo il 27% delle aziende fa un alto uso della tecnologia nella gestione di questi processi.


    Fonte: Osservatorio sul Performance Management



    12) Come cercano lavoro i candidati italiani?

    Analizzando il traffico dei career site realizzati dalla nostra azienda – che in un anno supera i 7 milioni di visite – è possibile ottenere diversi insight interessanti sul comportamento dei candidati.

    Uno di questi riguarda i dispositivi utilizzati in fase di ricerca di lavoro e candidatura. A partire dal 2015 le visite effettuate tramite smartphone sono state sempre in continua crescita, fino a superare quelle effettuate da computer nel 2019. La tendenza, frutto della diffusione di questi dispositivi in tutto il mondo, sarebbe probabilmente continuata anche nel 2020 e 2021 se non si fosse verificata la pandemia.

    La crescita del lavoro da remoto e ibrido ha infatti fatto sì che la tendenza si invertisse, favorendo una navigazione da computer (vedi grafico).


    Visite Career Site Altamira

    Per le aziende ciò vuol dire avere maggiori opportunità di trasmettere materiale di employer branding in diversi formati sui propri career site.

    Anche il tempo medio delle sessioni (2 minuti e 22 secondi) e il numero medio di pagine visitate (3,36) suggeriscono l’importanza di mettere a disposizione contenuti informativi per coltivare l’interesse dei candidati.

    Resta comunque fondamentale creare siti responsive (in grado cioè di adattarsi graficamente ai dispositivi utilizzati) che non impoveriscano l’esperienza di candidatura via cellulare.


    Fonte: Altamira



    13) Quali sono le job board più utilizzate?

    Oltre a LinkedIn e ai career site, i principali canali digitali frequentati dai candidati sono i motori di ricerca del lavoro e le job board.

    Ecco una tabella che riporta i dati di traffico delle principali realtà in Italia.

    Job board Media visite mensili
    Indeed18.5 milioni
    Infojobs.it2,5 milioni
    Talent.com1.8milioni
    Jobbydoo948.500
    Helplavoro.it648.600
    Monster.it638.000
    Glassdoor570.600
    Cercolavoro.com174.900
    Careerjet.it161.800

    Fonte: Similarweb



    14) Quante aziende esternalizzano la gestione paghe in Italia?

    La produzione delle buste paghe è l’attività HR più esternalizzata dalle aziende europee. In Italia, in particolare, le imprese che vorrebbero esternalizzare in toto o in gran parte il payroll sono circa il 25,9% (dato del 2021, in crescita rispetto al 16,5% dell’anno precedente).

    Tra i vantaggi dell’esternalizzazione, la maggiore capacità dei partner di adattarsi ai cambiamenti frequenti nelle normative e la possibilità di dedicare maggior tempo a processi HR più strategici.


    Fonte: politicamentecorretto.com

    15) Quanti sono i consulenti del lavoro?

    A proposito di esternalizzazione, la figura del consulente del lavoro – squisitamente italiana – è sempre più un punto di riferimento per le imprese e soprattutto per le PMI.

    I numeri lo confermano, con circa 28000 consulenti del lavoro attivi in Italia che gestiscono 900.000 aziende e 7 milioni di lavoratori, con un monte retribuzioni che si aggira intorno ai 100.000 miliardi annui.


    Fonte: consulentidellavoro.fi.it


    Credito fotografico: ©Hurca!/Adobe Stock