Complice l’accelerazione dello sviluppo tecnologico, la formazione è un tema sempre più centrale per il successo di un’azienda.
La maggior parte delle imprese italiane – anche per via delle dimensioni ridotte – è però in forte ritardo su questo fronte e corre il rischio di ritrovarsi priva delle competenze necessarie per competere sul mercato.
Per fortuna, in questo momento le condizioni per avviare programmi di upskilling e reskilling con cui sviluppare il proprio capitale umano sono ottimali, tra abbondanza di finanziamenti, supporto tecnologico e la possibilità di unirsi e confrontarsi con community strutturate.
Ecco 5 motivi per cui è giunto il momento di investire nella formazione aziendale.
1. Perché è una necessità ineludibile
Lo sviluppo tecnologico sta trasformando il mondo del lavoro a una velocità mai vista prima. L’ultimo, eloquente esempio è stato l’arrivo dell’intelligenza artificiale generativa.
Di fronte al cambiamento disruptive portato dall’IA generativa e al suo impatto su tantissimi mestieri – alcuni dei quali si ritenevano ancora al sicuro dalla tecnologia – anche i più scettici dovrebbero aver compreso l’importanza della formazione aziendale.
Nei prossimi anni, infatti, gli sviluppatori, i giornalisti, i recruiter ecc. che impareranno come farsi assistere nel loro lavoro dall’IA saranno molto più produttivi di quelli che non lo faranno.
La tecnologia corre e le aziende dovranno fare del loro meglio per mantenere il passo e ottenere un vantaggio competitivo.
Dovranno, soprattutto, aggiornare costantemente le competenze dei dipendenti. Da un lato quelle tecniche, così che possano utilizzare i nuovi strumenti disponibili e rodare continuamente i processi aziendali. Dall’altro quelle trasversali, così che imparino ad affrontare al meglio il cambiamento, a risolvere problemi in autonomia, a gestire il proprio tempo e le proprie risorse, a relazionarsi sia con i colleghi che con le macchine ecc.
Le aziende che non investiranno in formazione nei prossimi anni sono destinate a rimanere progressivamente indietro, schiacciate dal calo della produttività, depauperate dei migliori talenti e avvitate su procedure e strumentazioni obsolete.
Le aziende che sapranno creare una cultura della formazione continua e permanente otterranno i risultati migliori.
2. Perché non ci sono mai state così tante opportunità di finanziamento
In Italia tra bandi regionali, fondi interprofessionali, sovvenzioni alla digitalizzazione e altre fonti di finanziamento, per le imprese non sono mai mancati gli incentivi a investire sulla formazione aziendale.
Negli ultimi anni si sono però aggiunti due formidabili strumenti, entrambi legati al PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza).
Il primo è il Fondo Nuove Competenze. Si tratta di un fondo pubblico cofinanziato dal Fondo sociale europeo, pensato per contrastare gli effetti nefasti dell’epidemia Covid-19 sulla economia europea.
Il Fondo Nuove Competenze premia le imprese che aggiornano le competenze dei loro dipendenti all’interno del normale orario di lavoro sostituendosi a esse nella retribuzione delle ore dedicate alla formazione. Lo fa grazie a contributi dello Stato e del Fse – Pon Spao, gestito dall’Agenzia Nazionale Politiche Attive Lavoro (Anpal).
Grazie a questo meccanismo per le imprese la formazione si trasforma quindi quasi in una fonte di reddito alternativa. Un meccanismo così premiante da attirare possibili speculazioni, motivo per cui l’attuale seconda edizione prevede regole e controlli più severi per evitare frodi.
Per le PMI formare i propri dipendenti ricevendo al contempo un contributo economico è un’opportunità da non farsi sfuggire.
La seconda novità portata dal PNRR è il Credito d’imposta Formazione 4.0, scaduto alla fine del 2022 ma che potrebbe ricomparire nei prossimi anni.
Questo strumento consente alle aziende di ottenere un credito d’imposta (in alcuni casi anche del 70%) sulle spese di formazione per i dipendenti, mirate a sviluppare o consolidare le competenze legate alla trasformazione digitale e tecnologica.
Un altro strumento, utilizzato da anni dalle aziende italiane, è quello dei Fondi Paritetici Interprofessionali Nazionali per la Formazione Continua, tipicamente conosciuti come Fondi Interprofessionali.
Lo scopo dei Fondi Interprofessionali è quello di:
- Sostenere le aziende che si impegnano nella formazione dei dipendenti, riducendo o azzerando i costi;
- Qualificare e riqualificare le competenze dei lavoratori, dando loro maggiori garanzie di occupabilità.
Questi fondi, attualmente 19, sono alimentati grazie al versamento dello 0,30% delle retribuzioni soggette all’obbligo contributivo INPS.
Attraverso questi fondi le aziende possono finanziare una grande varietà di iniziative formative. Un freno piuttosto importante è dato però dalle complessità e lungaggini burocratiche, che scoraggiano tante PMI dal farne uso.
Un altro contributo per l’erogazione della formazione aziendale può arrivare alle aziende da bandi regionali. Ecco un esempio di un bando della regione Lombardia.
Anche il welfare aziendale può essere considerato, seppur in maniera indiretta, un contributo e un incentivo alla formazione.
Tra le attività per le quali i dipendenti possono richiedere il rimborso tramite crediti welfare ci sono infatti i corsi di formazione. In questo caso, il vantaggio è che si dà al personale totale indipendenza nella scelta della materia da approfondire, attraverso un contributo in denaro con notevoli vantaggi fiscali sia per l’azienda che per il dipendente.
Gli investimenti nel welfare aziendale delle aziende italiane, piccole e medie imprese comprese, sono in costante aumento, come rilevato dal Welfare Index PMI.
3. Perché migliora tanti indicatori aziendali
Il legame tra la formazione aziendale e tanti processi importanti come la retention, l’attraction e l’engagement è ormai certificato da numerose ricerche.
Ne citiamo una condotta da Randstad, per la quale formazione e crescita professionale sono considerati molto importanti per il 65% dei dipendenti italiani, un valore che cresce per coloro che hanno un livello di istruzione elevato e meno di 35 anni (75% ciascuno). Nella stessa ricerca, il 72% degli intervistati dichiara che rimarrebbe molto probabilmente con il proprio datore di lavoro se venissero offerte queste opportunità.
Anche il tradizionale studio di Gallup sull’engagement dei dipendenti ammicca più volte al tema dell’apprendimento.
All’interno della survey da dodici domande, che servono a determinare il livello di engagement di un lavoratore figurano infatti quesiti di questo tipo: “ho le conoscenze e gli strumenti che mi servono per svolgere bene il mio lavoro”, “a lavoro ho l’opportunità di fare del mio meglio, ogni giorno”. “c’è qualcuno in ufficio che incoraggia il mio sviluppo” e “nell’ultimo anno, ho avuto opportunità di imparare e crescere”.
Anche l’impatto positivo della formazione sulla produttività è stato documentato da numerosi studi, sia internazionali che locali.
Del resto, è abbastanza intuitivo come un’azienda possa ottenere risultati di business migliori grazie a dipendenti con:
- Un livello di engagement e motivazione più alto.
- Competenze tecniche sempre aggiornate.
- Una maggiore varietà di soft skill.
- Maggiore confidenza nel proprio lavoro e fiducia nelle proprie capacità.
- Un percorso di crescita e sviluppo soddisfacente.
4. Perché l’offerta tecnologia è ricca e matura
In Italia, ancora troppe aziende gestiscono il piano di formazione con fogli Excel e altri strumenti superati.
Questo da un lato comporta un enorme spreco di tempo per l’ufficio HR in attività di data entry e rendicontazione, dall’altro impedisce di rendere il processo di formazione interattivo, trasparente e coinvolgente per il personale.
Eppure, la tecnologia a supporto della formazione aziendale è da tempo matura e facile da implementare in azienda.
I sistemi dedicati a questo processo sono tipicamente due: gli LMS (Learning Management System) e le piattaforme di eLearning.
I Learning Management System servono principalmente all’organizzazione del piano di formazione: la definizione dei corsi e delle diverse edizioni, la pianificazione delle lezioni, il coinvolgimento di docenti, formatori e dipendenti, la gestione del budget e del feedback formativo ecc.
Alcuni sistemi consentono anche di erogare corsi online ai dipendenti, caricando o condividendo video e altri materiali formativi.
Un’altra sezione sempre presente negli LMS è quella degli analytics: un insieme di report con cui poter analizzare vari aspetti della formazione aziendale e valutarne l’impatto sul business.
Questi sistemi rendono più efficiente e trasparente l’organizzazione del piano di formazione, facendo risparmiare tempo prezioso sia ai responsabili HR che ai dipendenti, che possono accedere ad un unico ambiente online per gestire la propria formazione.
Un esempio di catalogo dei corsi aziendali gestito tramite un LMS (Altamira Learning)
Le piattaforme di eLearning servono invece a erogare formazione online ai dipendenti, che possono attingere a un ricco catalogo di corsi.
Fondamentale la presenza del formato SCORM, che certifica l’effettiva fruizione dei corsi da parte dei dipendenti ed è indispensabile per tracciare la formazione obbligatoria.
Le piattaforme di eLearning diventano ogni anno più sofisticate e interattive, utilizzando tecnologie di intelligenza artificiale per suggerire i migliori percorsi formativi e integrando elementi di gamification per aumentare l’engagement e il tasso di soddisfazione.
Tra i trend più interessanti nel settore dell’education technology c’è anche il microlearning, ossia la tendenza a frammentare la formazione in pillole più facilmente “consumabili” dentro e fuori l’orario di lavoro. Un altro fenomeno in crescita è quello del mobile learning: potendo usufruire di corsi di formazione su smartphone è possibile dedicare a questo scopo tanti momenti in più.
5. Perché c’è anche la community
In Italia sono sempre esistiti sindacati e community di formatori.
Negli ultimi anni sono però emerse due associazioni dall’approccio più moderno e promettente.
Stiamo parlando dell’Ecosistema Italiano della Formazione (EFI) e di Edtech Italia.
L’EFI è un’associazione non profit con lo scopo di favorire la crescita delle realtà formative attraverso la creazione di una rete con altri formatori, enti, startup, L&D e fornitori di servizi così da stimolare opportunità commerciali e di partnership e fornire strumenti utili per lo sviluppo del settore.
L’ecosistema conta oggi più di 250 membri ed è molto attivo nell’organizzazione di eventi su tutto il territorio italiano, nella produzione di contenuti per il network e nella definizione di convenzioni che portino sconti e benefici ai membri.
Edtech Italia, invece, è una community dedicata alle imprese che producono strumenti digitali finalizzati all’apprendimento. Anche in questo caso lo scopo principale è quello di mettere in connessione tutte le realtà del settore, mapparlo e favorirne la crescita.
Edtech Italia fa parte della European Edtech Alliance e ha quindi legami e ponti con tutto il panorama europeo della tecnologia per la formazione.
Lo sviluppo di nuove community sia sulla formazione in generale che sulla education technology è una buona notizia per le aziende italiane, dato che contribuisce a elevare la qualità dell’offerta di servizi e prodotti per la formazione e le opportunità di sviluppare i talenti interni.
La qualità del piano di formazione sarà uno dei fattori che determineranno il successo delle imprese nel prossimo futuro.
A oggi, le aziende italiane hanno tutti gli strumenti e le motivazioni per investire in quest’ambito.
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