Dal 14 maggio 2019, le aziende hanno un motivo in più per dotarsi di un sistema di rilevazione delle presenze.
Una recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha stabilito infatti che gli Stati membri debbano imporre ai datori di lavoro l’instaurazione di un sistema obiettivo, affidabile e accessibile per la misurazione della durata dell’orario di lavoro giornaliero di ciascun lavoratore.
Dalla Corte centrale spagnola alla Corte di giustizia dell’Unione Europea
Tutto è partito da un ricorso presentato da un sindacato spagnolo nei confronti di un istituto bancario facente parte del gruppo Deutsche Bank (ne abbiamo parlato con dettaglio in un articolo del nostro blog in lingua spagnola) legato al problema, molto sentito in Spagna, del mancato riconoscimento delle ore di straordinario effettuate dai lavoratori (circa il 53,7%).
Dopo la sentenza della Corte spagnola, si è pronunciata anche la Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che ha sottolineato il diritto fondamentale di ciascun lavoratore a un limite massimo di ore lavorabili e a periodi di riposo giornaliero e settimanale, già sanciti nella Carta.
La sentenza non fa altro che ribadire quelli che sono da sempre principi cardine dell’Unione Europea, che vede i lavoratori in una situazione di debolezza nel rapporto di lavoro.
Sempre l’UE ha da tempo fissato nella direttiva 2003/88 diverse prescrizioni che prevedono, tra le altre cose, che:
- la durata media dell’orario di lavoro per ogni periodo di 7 giorni non superi 48 ore, comprese le ore di lavoro straordinario;
- ogni lavoratore benefici, nel corso di ogni periodo di 24 ore, di un periodo minimo di riposo di 11 ore consecutive.
Poiché l’unico modo affidabile per garantire il rispetto di queste prescrizioni è la determinazione certa, oggettiva, accessibile e affidabile delle ore di lavoro effettuate da ciascun lavoratore, la Corte ha definito non idonea qualsiasi normativa nazionale che non prevede l’obbligo di registrazione dell’orario di lavoro.
Sarà ora responsabilità dei singoli Stati membri, come spesso accade, adottare le misure concrete necessarie per raggiungere questo scopo, tenendo conto delle varie specificità legate, per esempio, al settore e alle dimensioni di ogni azienda.
Conclusioni
Con questa sentenza la Corte UE ha ritenuto insufficienti a preservare i diritti dei lavoratori strumenti quali i controlli dell’Ispettorato del lavoro, email e testimonianze di vario genere.
Occorrono invece sistemi trasparenti e interattivi in grado di tracciare il numero di ore di lavoro svolte e la loro collocazione nel tempo, oltre al numero di ore effettuate al di là dell’orario di lavoro normale.
Le aziende italiane ed europee saranno quindi spronate ad adottare un sistema moderno di controllo dell’orario come Altamira Presenze, che oltre a garantire il rispetto di tali lavoratori porterà un aumento dell’efficienza e una riduzione del carico di lavoro sull’amministrazione e sull’ufficio HR.
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