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Ottobre 16, 2025

Arriva OpenAI Jobs: il recruiting online sarà ancora lo stesso?

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Chi lavora nel mondo del recruiting online è abituato a leggere – quasi quotidianamente – dell’ingresso sul mercato di nuove realtà che si dicono pronte a rivoluzionare il settore.

Della stragrande maggior parte di queste si perdono, però, velocemente le tracce ed è quindi normale nutrire un po’ di scetticismo verso questo genere di dichiarazioni.

Di recente, però, a essere “scesa in campo” è una delle aziende più importanti al mondo.

OpenAI ha infatti dichiarato di star lavorando a una nuova job platform, OpenAI Jobs, che dovrebbe vedere la luce per la metà del 2026.

Riuscirà a imporsi in un mercato dominato da ormai diversi anni da Indeed e LinkedIn o resterà relegata a un ruolo di comprimaria?

In questo articolo proviamo a identificare gli ostacoli che dovrà affrontare e i punti di forza che potrà sfruttare per conquistare l’interesse di aziende e candidati.



Cosa sappiamo finora

Il recente annuncio di OpenAI non poteva che fare rumore nel settore HR.

Fedele al DNA del suo creatore, OpenAI Jobs farà grande affidamento sull’intelligenza artificiale per ottenere il miglior matching possibile tra le necessità delle aziende e le capacità dei candidati.

A influenzare maggiormente i risultati dell’algoritmo sarà il confronto tra le competenze ricercate dalle aziende e quelle possedute dai candidati. Questa tipologia di matching non è una novità – è così che funziona anche in molti ATS – e asseconda la tendenza delle imprese moderne ad adottare un approccio skill-based nella gestione HR e non solo.

Nel suo annuncio, OpenAI fa riferimento principalmente alle competenze legate all’intelligenza artificiale, per le quali ha anche lanciato le nuove Certificazioni OpenAI, erogate dalla propria Academy.

Proprio la combinazione di competenze e certificazioni rappresenta probabilmente la leva su cui OpenAI intende puntare per scalare il mercato.

In questa fase è ancora difficile capire, però, se la nuova realtà cercherà di posizionarsi come una job board verticale sull’IA o di competere con le generaliste.

L’azienda ha comunque sottolineato di non volere essere un canale solo per le aziende più grandi, ma di voler aiutare anche PMI e istituzioni a trovare le skill IA di cui hanno bisogno per competere.



Gli ultimi precedenti illustri: Google for Jobs e Facebook Jobs

OpenAI non sarebbe il primo gigante del tech ad “invadere” il mercato del recruiting.

Negli ultimi anni lo hanno fatto anche Google e Meta, entrambi nel 2017.

I risultati, non memorabili soprattutto per l’azienda di Mark Zuckerberg, possono restituirci l’idea di quanto sia complicato entrare nel settore del recruiting online anche per realtà con una forza economica e un brand di valore assoluto.

Nel 2017, l’arrivo di Google for Jobs era stato percepito da molti come un potenziale tsunami che avrebbe travolto il settore. In realtà, anche per la sua natura di integratore e non di vera e propria job board, Google for Jobs non ha avuto grossi impatti sulle altre realtà del recruiting online. È vero che oggi molti candidati iniziano il proprio viaggio alla ricerca di lavoro con questo strumento, ma è altrettanto vero che lo terminano più spesso presso job board tradizionali. Per questo motivo Google for Jobs non ha potuto sviluppare servizi avanzati per i candidati né profonde integrazioni con gli ATS, ridimensionando la rilevanza di questo progetto per il gruppo Alphabet.

Anche Facebook Jobs non è riuscito a imporsi come canale di recruiting di primo piano, per motivi diversi. A frenare l’uso di questo strumento è stata principalmente la scarsa volontà di integrare piattaforme esterne allo scopo di far rimanere l’utente dentro l’universo Meta.

Dato che la maggior parte delle aziende strutturate gestisce il recruiting tramite applicant tracking system, l’interesse per l’offerta di Facebook non è mai decollato.



Gli ostacoli principali al successo di OpenAI Jobs

Come abbiamo visto, negli ultimi anni anche grossi player hanno fallito nel tentativo di rivoluzionare il mercato del recruiting online.

Gli ostacoli che nuove realtà come OpenAI devono affrontare per acquisire rilevanza nel settore sono infatti molto ardui.


1. Leader consolidati

Oggi il mercato del recruiting online, almeno in Occidente, ha due protagonisti indiscussi: Indeed e LinkedIn. Queste due piattaforme, diverse e a tratti complementari, possono infatti contare su una base di candidati e aziende ben consolidata, su marchi riconosciuti e su un ecosistema di partner e integrazioni molto sviluppato. Queste e altre realtà storiche stanno, inoltre, inserendo strumenti di intelligenza artificiale al loro interno proprio per far fronte all’ingresso sul mercato di nuove realtà AI-native.


2. Investimenti pubblicitari

Oggi, entrare nel mercato delle job board vuol dire dover convincere milioni di candidati e aziende ad abbandonare gli strumenti di ricerca di personale attualmente in uso. Per farlo non basta trovare l’idea o la formula migliore del mondo: occorrono anche forti investimenti nel marketing per pubblicizzare l’iniziativa, stringere partnership e offrire incentivi ai nuovi iscritti. Il tutto in un mercato in cui i margini di ricavo sono strutturalmente sottili.


3. Diffidenza verso il progetto

Nel momento in cui OpenAI ha rivelato l’intenzione di creare una sua job platform, a tanti sarà venuto un sospetto: non sarà forse un modo per entrare in possesso di un’enorme quantità di dati e interazioni da usare per addestrare i modelli IA, anche in altri contesti?

L’azienda dovrà quindi fare chiarezza sui confini di utilizzo dei dati raccolti, anche per far fronte a normative stringenti come il GDPR e l’AI Act dell’Unione Europea.


4. Diffidenza verso il matching IA

Una certa chiarezza andrà fatta anche sul funzionamento dell’algoritmo che guiderà il matching e sulla sua affidabilità.

La qualità dell’output sarà fondamentale per le aziende, che investiranno solo per una soluzione che proponga candidati in linea con le loro esigenze.

La qualità dovrà essere percepita come alta anche dai candidati, che dovranno essere convinti a dedicare il tempo necessario per registrarsi, frequentare l’accademia e certificarsi.


5. Rischi di bias

La piattaforma dovrà anche dimostrare che le valutazioni dell’algoritmo siano prive di bias di alcun tipo (età, genere, nazionalità ecc.).

Non è solo l’Unione Europea a porre particolare attenzione a questo tema. Tante nazioni e istituzioni come l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) hanno posto l’accento sull’importanza che il matching automatico non riproduca i bias umani.



I motivi per cui potrebbe avere successo

Nonostante la barriera di ingresso al settore sia notevole, ci sono anche fondati motivi per cui l’iniziativa di OpenAI potrebbe avere successo.

La recente chiusura di Monster dimostra come anche realtà solide, per lungo tempo leader di settore, possono essere soppiantate da soluzioni più innovative se non sono in grado di evolvere rapidamente i propri modelli.

Nel caso di OpenAI un matching basato su una combinazione di competenze e certificazioni potrebbe dare risultati migliori rispetto ai criteri attualmente in uso in altre job board, convincendo le aziende a investire su uno strumento che propone una shortlist più promettente di candidati.

Grazie al suo brand, inoltre, godrebbe subito di grande credibilità come soluzione verticale legata alle competenze di intelligenza artificiale e potrebbe partire da questa base solida per allargare nel tempo la propria portata.

OpenAI avrà inoltre altri due strumenti per attirare candidati: la propria accademia e le certificazioni, che potrebbero assumere una certa rilevanza nel mercato del lavoro.



Conclusioni

A oggi è difficile dire se OpenAI Jobs cambierà per sempre il mercato del recruiting online. Quel che è certo è che scalzare i giganti del settore non sarà un compito facile.

Possiamo provare a immaginarci tre scenari diversi, tutti possibili.

Nel primo, OpenAI riesce a conquistare la fiducia di candidati e aziende di tutto il mondo e grazie a enormi investimenti pubblicitari diventa la piattaforma numero uno per la ricerca di lavoro.

Nel secondo, OpenAI si impone come piattaforma dedicata alla ricerca, selezione e certificazione di personale con competenze di intelligenza artificiale, impadronendosi di una ricca nicchia di mercato.

Nel terzo, la job platform di OpenAI resta un esperimento fallito di differenziare la propria offerta in un settore spesso percepito come “facile” dall’esterno, ma che poi tanto facile non è.

Non sarebbe il primo, né certamente l’ultimo.




Crediti fotografici: ©Vadym/Adobe Stock.