Mai come in questi ultimi anni, l’innovazione tecnologica sta avendo un impatto straordinario sulle nostre vite, sulle nostre abitudini e, soprattutto, sul nostro lavoro.
L’intelligenza artificiale generativa sta rivoluzionando non solo il nostro modo di lavorare, ma anche quello di apprendere e studiare, con effetti ancora difficile da decifrare sul medio e lungo periodo.
Non è la prima tecnologia a farlo, né sarà l’ultima, ma è certamente una di quelle destinate a lasciare un solco profondo nella storia dell’umanità.
Dobbiamo guardare al futuro con ottimismo o sospetto?
La penultima tecnologia che ha cambiato la nostra vita
Prima dell’intelligenza artificiale generativa, l’ultima tecnologia ad aver influenzato profondamente la nostra vita è stata lo smartphone.
Nei suoi 18 anni di vita (è questa l’età dell’iPhone, il primo smartphone ad essersi imposto sul mercato) lo smartphone ha cambiato drasticamente il nostro mondo, influenzando così tanti aspetti della nostra vita quotidiana che oggi sarebbe difficile pensare di farne a meno.
Nel suo discorso di presentazione del 2007 Steve Jobs aveva già previsto tutto, anticipando anche alcune delle cose fantastiche che ci permette di fare. Possiamo ascoltare musica attingendo da enormi librerie con decine di milioni di canzoni, guardare film e serie TV senza sosta, rimanere costantemente connessi a Internet e avere accesso a tutto lo scibile umano in pochi secondi.
Ma anche i più ottimisti pionieri degli smartphone non avrebbero potuto prevedere tante altre applicazioni di questo dispositivo.
Pensiamo a Google Maps: siamo così abituati a farci guidare a destinazione che faticheremmo a muoverci senza. Oppure al car sharing: possiamo usare il telefono per trovare una automobile libera, raggiungerla, aprirla e guidarla. Pensiamo al riconoscimento vocale: possiamo parlare al cellulare e chiedergli di darci indicazioni, prendere appunti o avviare una chiamata.
E, ovviamente, non dimentichiamoci della messaggistica: WhatsApp, Telegram ecc. hanno cambiato drasticamente il modo in cui comunichiamo.
L’avvento dell’intelligenza artificiale generativa
Per quanto geniale e rivoluzionario, lo smartphone non ha avuto un impatto sulle nostre vite paragonabile a quello dell’IA generativa.
In primo luogo, perché non ha avuto effetti così invasivi sul mondo del lavoro. Fino alla nascita di ChatGPT, molte categorie di lavoratori si sentivano totalmente al sicuro dalla “concorrenza” della tecnologia. I mestieri creativi, infatti, erano ancora profondamente umani: software e strumenti supportavano già il lavoro, ma nulla si sostituiva alla nostra mente.
Oggi, molte professioni attraversano cambiamenti così profondi che la loro stessa sopravvivenza è messa in discussione. Copywriter, sviluppatori, traduttori, videomaker e tanti altri stanno rivedendo il loro modo di approcciarsi al lavoro per non combattere una sfida impari con l’IA ma adottarla come strumento per migliorare le proprie performance.
Siamo ancora all’alba dell’IA generativa, ma la sua capacità di evolversi è talmente rapida che inizia a essere applicata non solo in contesti creativi, ma anche strategici, andando a interessare il lavoro di ulteriori categorie di professionisti.
I suoi effetti colpiscono non solo i singoli lavoratori, ma anche interi settori. Il conflitto più evidente è con gli editori, che vedono i loro guadagni calare da quando l’IA – attraverso la chat di un LLM come ChatGPT o l’AI Overview di Google – fornisce una risposta a un utente utilizzando gratuitamente i loro contenuti protetti da copyright. Questo sta portando a un forte calo dei visitatori sui siti degli editori e a una conseguente riduzione dei loro guadagni.
È troppo presto per capire se l’entusiasmo per questa tecnologia si esaurirà presto o sarà confermato da nuove applicazioni rivoluzionarie.
Di sicuro, si tratta di una rivoluzione che porta con sé tanti dubbi e lati oscuri:
- Il tema etico è ancora tutto da sciogliere: è giusto che questi strumenti siano stati addestrati gratuitamente su materiale coperto da copyright e continuino a utilizzarlo per fornire i loro output?
- Che impatto ha l’uso di questi strumenti sullo sviluppo del nostro cervello, soprattutto per i più giovani? Un primo studio – ancora tutto da confermare – del MIT ha suscitato parecchio clamore.
- La grande produzione di testi generati con l’IA non finirà per inquinare la base di addestramento di queste intelligenze, innescando un calo progressivo della qualità dell’output?
Le prossime invenzioni che plasmeranno il futuro
L’IA generativa è soltanto il più recente prodotto della mente umana che ha cambiato le nostre vite e la nostra società. Se guardiamo indietro agli ultimi secoli abbiamo continuato a inventare, creare e innovare senza sosta fin dalla rivoluzione industriale.
E che cosa ha in serbo per noi il futuro, anche prossimo?
Possiamo già individuare alcune delle incredibili tecnologie che plasmeranno la società del futuro. Proviamo a elencarne qualcuna:
- Le macchine a guida autonoma stanno per aprire le porte a un’era in cui tutti, anche i più giovani e coloro che non possono o non vogliono guidare, avranno totale libertà di movimento. Non solo: ogni anno circa 1,2 milioni di persone muoiono in incidenti stradali; le macchine a guida autonoma sembrano destinate a porre fine a questa strage che colpisce soprattutto i più giovani.
- Le stampanti 3D, sempre più diffuse, rivoluzioneranno l’industria manifatturiera, permettendoci di costruire oggetti prima impensabili. In un futuro non troppo lontano potremmo acquistare un prodotto su Amazon e stamparlo in tempo reale nelle nostre case.
La stampa 3D rivoluzionerà anche la sanità: gli scienziati stanno già stampando organi per trapianti umani, aprendo la strada a infinite possibilità di applicazione in campo medico. - Meno nota è la CRISPR, una tecnologia di editing del genoma. È stata paragonata a un editor di testo per geni, con il quale è possibile editare e copiare sequenze di geni. Utilizzata in maniera etica e responsabile ha il potenziale per curare qualsiasi malattia genetica, compresi cancro, cecità e AIDS.
E la lista potrebbe andare avanti a lungo.
Il progresso tecnologico fagociterà i nostri posti di lavoro?
Ma che conseguenze ha questa accelerazione del cambiamento tecnologico?
Uno dei timori maggiormente diffusi in questo periodo è quello che l’essere umano diventi superfluo e venga rimpiazzato da macchine più forti e intelligenti.
Per alcuni, siamo sull’orlo di un incubo tecnologico. Ma lo siamo davvero? I nostri figli sono destinati a essere l’ultimo capitolo della storia umana, prima di essere rimpiazzati da robot?
Historia magistra vitae
È proprio guardando indietro alla storia umana che possiamo cogliere un barlume del nostro futuro.
Sono ormai 200 anni che progrediamo rapidamente: il motore a scoppio, l’elettricità, l’aereo, la televisione e il computer sono tutte invenzioni che hanno avuto effetti drastici sulla società. Se il cambiamento tecnologico rendesse davvero superfluo l’essere umano, quindi, dopo 200 anni dovremmo essere già tutti disoccupati.
Chiaramente, le cose non stanno così.
È vero, però, che il lavoro è cambiato moltissimo negli ultimi 200 anni.
In Italia nel 1861 il 70% della popolazione attiva lavorava nel settore agricolo, mentre stime recenti dell’ISTAT si aggirano tra il 3 e il 4%. Il 67% degli italiani hanno quindi dovuto trovare un nuovo lavoro, trasformandosi in ingegneri, architetti, sviluppatori, manager, insegnanti, ricercatori ecc., tutti lavori inesistenti o indisponibili nel 1861.
Anche se l’innovazione rende alcuni mestieri obsoleti ne crea di nuovi con la stessa velocità.
L’innovazione ha creato tanti posti di lavoro quanti ne ha rimpiazzati. Anzi, molti di più. Se si considera che la popolazione mondiale è ora di 8,1 miliardi, contro il miliardo di inizio Ottocento, il numero assoluto di posti di lavoro è infatti cresciuto enormemente.
È la nostra stessa storia, quindi, a dirci di non preoccuparci: stiamo innovando da diverso tempo e le persone occupate non sono mai state così tante.
Il ruolo della formazione permanente
Se c’è una cosa che è cambiata è la velocità con la quale stiamo innovando.
Se lo smartphone ci ha messo diversi anni a influenzare profondamente il mondo, l’IA generativa lo ha fatto in pochi mesi.
Cosa dobbiamo fare per non essere sostituiti da un robot chirurgo o un chatbot avvocato?
La risposta è una sola: dobbiamo continuare a imparare per tutta la vita.
Per restare in sella e non essere disarcionati dal cambiamento dobbiamo abbandonare l’idea che una volta conseguito un diploma, una laurea o un master ed entrati nel mondo del lavoro, non metteremo più piede in una classe, fisica o virtuale che sia.
Dobbiamo continuare a imparare nuovi modi di fare cose ed essere aperti al cambiamento.
Ironicamente, proprio la tecnologia ci sarà d’aiuto in questo, grazie a nuovi software di formazione aziendale che aiuteranno le aziende a formare i dipendenti, a corsi online ottimizzati per mobile che permetteranno di imparare ovunque e in qualunque momento, all’applicazione dell’intelligenza artificiale alla formazione ecc.
Conclusioni
L’innovazione tecnologica ha finora portato un generale progresso anche nel mondo del lavoro, sia in termini di opportunità che di qualità.
Ci sono quindi buoni motivi per augurarsi che la stessa cosa si verifichi anche con la diffusione dell’intelligenza artificiale generativa.
Non esistono però certezze di fronte a una rivoluzione di questa portata, che secondo alcune opinioni potrebbe portare l’essere umano nell’era del post-lavoro.
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